1.

[11.41] [μεταξὺ δὲ τούτων (φημὶ δὲ τοῦ τε ἀγαθοῦ καὶ κακοῦ͵ ὅπερ καὶ ἀδιάφορον ὠνομάζετο) ἔστι τὸ οὐδετέρως ἔχον] μεταξὺ δὲ τούτων (φημὶ δὲ τοῦ τε ἀγαθοῦ καὶ κακοῦ͵ ὅπερ καὶ ἀδιάφορον ὠνομάζετο) ἔστι τὸ οὐδετέρως ἔχον. [Note:
0. Probabile glossa marginale? μεταξὺ δὲ τούτων... τὸ οὐδετέρως ἔχον. E' difficile negare che la collocazione di questa notizia appare quanto meno ῾῾eccentrica᾽᾽ rispetto alla trama argomentativa della sezione del Contro gli etici in esame. Vorrei quindi avanzare un'ipotesi ardita, ben conscio dei rischi insiti in qualsiasi tentativo di critica interpolazionistica. Si potrebbe supporre, pur con la massima cautela, imposta del resto dalla presenza del φημί, che l'intera proposizione μεταξὺ δὲ τούτων... τὸ οὐδετέρως ἔχον altro non sia che una glossa esplicativa marginale. Essa, al pari di quella verosimilmente riscontrabile al § 31, sarebbe penetrata solo in un secondo momento nel testo, ad opera di un lettore (o direttamente di un copista) sorpreso dalla mancata trattazione del concetto di indifferente, non ricordato, del resto, neppure nella proposizione riepilogativa che apre il successivo § 42.
] τίς δ΄ ἦν ἡ τῶν ὅρων τούτων δύναμις καὶ τίνα ῥητέον πρὸς τοὺς ὅρους͵ ἐκ τῶν περὶ τἀγαθοῦ λελεγμένων (Cfr. §§ 21-39) πάρεστι μαθεῖν. νῦν δ΄ ἐπὶ προκατασταθεῖσι τούτοις μετελθόντες σκεψώμεθα͵ εἰ ὥσπερ ἐπινοεῖταί τι ἀγαθὸν καὶ κακόν͵ οὕτω καὶ πρὸς τὴν φύσιν ὑπαρκτόν ἐστιν.