[59] ὁ δὲ μνησικακήσας μετὰ τὴν τελευτὴν τοῦ βασιλέως ὅτε πλέων ἀκουσίως προσηνέχθη τῇ Κύπρῳ ὁ Ἀνάξαρχος, συλλαβὼν αὐτὸν καὶ εἰς ὅλμον βαλὼν ἐκέλευσε τύπτεσθαι σιδηροῖς ὑπέροις. τὸν δ' οὐ φροντίσαντα τῆς τιμωρίας εἰπεῖν ἐκεῖνο δὴ τὸ περιφερόμενον, "πτίσσε τὸν Ἀναξάρχου θύλακον, Ἀνάξαρχον δὲ οὐ πτίσσεις." κελεύσαντος δὲ τοῦ Νικοκρέοντος καὶ τὴν γλῶτταν αὐτοῦ ἐκτμηθῆναι, λόγος ἀποτραγόντα προσπτύσαι αὐτῷ.
καὶ ἔστιν ἡμῶν εἰς αὐτὸν οὕτως ἔχον˙
(A. Pal. VII. 133)


πτίσσε γε, Νικοκρέων, ἔτι καὶ μάλα˙ θύλακός ἐστι˙
πτίσσε γ'˙ Ἀνάξαρχος δ' ἐν Διός ἐστι πάλαι.
καί σε διαστείλασα γνάφοις ὀλίγον τάδε λέξει
ῥήματα Φερσεφόνη, "ἔρρε μυλωθρὲ κακέ."

[59] Il tiranno non dimenticò l'offesa e gli serbò rancore. Dopo la morte del re, Anassarco che si trovava in navigazione, contro la sua volontà fu costretto ad approdare a Cipro. Nicocreonte lo arrestò e, gettatolo in un mortaio, lo fece colpire con pestelli di ferro. Ma il filosofo, tenendo in non cale la vendetta che subiva, pronunciò la celebre frase: «Pesta pure il sacco di Anassarco, non pesti Anassarco». Allora Nicocreonte ordinò di tagliargli la lingua. Si dice che se la morse egli stesso e la sputò in faccia al tiranno. 199*
Gli abbiamo dedicato anche noi un epigramma, che suona così: 200*

Pesta, Nicocreonte, e sempre ancora di più, ma è un sacco. Pesta: 201* Anassarco già da tempo è presso Zeus. E Persefone dopo averti lacerato e scardassato fra poco ti dirà le parole: «Va' alla malora, canaglia d'un mugnaio».