1.

[11.171] μόνος ἄρα ὁ σοφός ἐστι καλός. αἱ δὴ τοιαῦται ὑποσχέσεις θηρεύουσι μὲν τοὺς νέους ἐλπίσι ψυχραῖς͵ οὐκέτι δέ εἰσιν ἀληθεῖς. παρὸ καὶ ὁ Τίμων ὁτὲ μὲν τοὺς ἐπαγγελλομένους τὴν παράδοσιν αὐτῶν ἐπισκώπτει͵ λέγων (
fr. 65 (ed).

‘πολλῶν λακεδόνων λυμάντορες † ἐπιδολωταί͵’ [Note:
0. “πολλῶν... ἐπιδολωταί”. Nella ricostruzione del verso timoniano (fr. 65 Diels e Di Marco), piuttosto tormentato sul piano testuale, ritengo non sarebbe fuori luogo accogliere: a) la lezione Mακεδόνων, che, nonostante le difficoltà prosodiche, potrebbe alludere ad un obiettivo polemico preciso, ovvero a filosofi stoici contemporanei di Timone e particolarmente attivi alla corte macedone di Pella (ad es. Perseo); b) contro ἐπιδολωταί o ἐπιδολοταί della tradizione manoscritta, la correzione ἐλπιδοδῶται di Usener, accettata e difesa anche da Di Marco (M. Di Marco, a cura di, Timone di Fliunte. Silli, Roma 1989, p. 236; cfr. anche R. Bett (ed.), Sextus Empiricus. Against the Ethicists - Adv. Mathematicos XI, Oxford 1997, p. 184. L'accenno agli «elargitori di speranze», infatti, potrebbe giustificare anche la presenza del nesso metaforico ἐλπίσι ψυχραῖς citato poco prima, cui Sesto ricorre solo qui, probabilmente per una sorta di ῾῾attrazione verbale᾽᾽ rispetto all'espressione timoniana.
]