αἱ δὴ τοιαῦται ὑποσχέσεις
θηρεύουσι μὲν τοὺς νέους ἐλπίσι ψυχραῖς͵ οὐκέτι δέ εἰσιν ἀληθεῖς. παρὸ καὶ ὁ
fr. 65
(ed).
0. “πολλῶν... ἐπιδολωταί”. Nella ricostruzione del verso timoniano (fr.
65 Diels e Di Marco), piuttosto tormentato sul piano testuale, ritengo non sarebbe fuori
luogo accogliere: a) la lezione Mακεδόνων, che, nonostante le difficoltà prosodiche,
potrebbe alludere ad un obiettivo polemico preciso, ovvero a filosofi stoici
contemporanei di Timone e particolarmente attivi alla corte macedone di Pella (ad es.
Perseo); b) contro ἐπιδολωταί o ἐπιδολοταί della tradizione manoscritta, la correzione
ἐλπιδοδῶται di Usener, accettata e difesa anche da Di Marco (M. Di Marco, a cura di,
Timone di Fliunte. Silli, Roma 1989, p. 236; cfr. anche R. Bett (ed.),
Sextus Empiricus. Against the Ethicists - Adv. Mathematicos XI, Oxford
1997, p. 184. L'accenno agli «elargitori di speranze», infatti, potrebbe giustificare
anche la presenza del nesso metaforico ἐλπίσι ψυχραῖς citato poco prima, cui Sesto
ricorre solo qui, probabilmente per una sorta di ῾῾attrazione verbale᾽᾽ rispetto
all'espressione timoniana.