Κεφ. ια'.

ΠΥΡΡΩΝ


[61] Πύρρων Ἠλεῖος Πλειστάρχου μὲν ἦν υἱός, καθὰ καὶ Διοκλῆς ἱστορεῖ˙ ὥς φησι δ' Ἀπολλόδωρος ἐν Χρονικοῖς (FGrH 244 F 39), πρότερον ἦν ζωγράφος, καὶ ἤκουσε Βρύσωνος τοῦ Στίλπωνος, ὡς Ἀλέξανδρος ἐν Διαδοχαῖς (FGrH 273 F 92), εἶτ' Ἀναξάρχου, ξυνακολουθῶν πανταχοῦ, ὡς καὶ τοῖς γυμνοσοφισταῖς ἐν Ἰνδίᾳ συμμῖξαι καὶ τοῖς Μάγοις.



ὅθεν γενναιότατα δοκεῖ φιλοσοφῆσαι, τὸ τῆς ἀκαταληψίας καὶ ἐποχῆς εἶδος εἰσαγαγών, ὡς Ἀσκάνιος ὁ Ἀβδηρίτης φησίν. οὐδὲν γὰρ ἔφασκεν οὔτε καλὸν οὔτ' αἰσχρὸν οὔτε δίκαιον οὔτ' ἄδικον˙ καὶ ὁμοίως ἐπὶ πάντων μηδὲν εἶναι τῇ ἀληθείᾳ, νόμῳ δὲ καὶ ἔθει πάντα τοὺς ἀνθρώπους πράττειν˙ οὐ γὰρ μᾶλλον τόδε ἢ τόδε εἶναι ἕκαστον.

Capitolo XI

PIRRONE


[61] Pirrone di Elide 205* era figlio di Plistarco, come riferisce anche Diocle. Secondo la testimonianza di Apollodoro, 206* nella sua Cronologia, 207* fu prima pittore, e fu alunno di Brisone, figlio di Stilpone, come attesta Alessandro 208* nelle Successioni dei filosofi. Seguì poi Anassarco e lo accompagnò dovunque nei suoi viaggi, così che ebbe la possibilità di avere rapporti con i Gimnosofisti in India e con i Magi.
Di qui attinse maggiore stimolo per le sue convinzioni filosofiche e pare che egli si aprì la via più nobile nella filosofia, in quanto introdusse ed adottò i princìpi dell'acatalessia (cioè della irrappresentabilità o incomprensione delle cose) e dell'epoché (cioè della sospensione del giudizio): questo primato gli viene attribuito da Ascanio di Abdera. Pirrone diceva che niente è bello né brutto, niente è giusto né ingiusto, e similmente applicava a tutte le cose il principio che nulla esiste in verità e sosteneva che tutto ciò che gli uomini fanno accade per convenzione e per abitudine, e che ogni cosa non è più
209* questo che quello.