[62] ἀφυῆ παλαιστὴν θεασάμενος ἰατρεύοντα ἔφη, "τί τοῦτο; ἢ ἵνα τούς ποτέ σε νικήσαντας νῦν καταβάλῃς;" θεασάμενος υἱὸν ἑταίρας λίθον εἰς ὄχλον βάλλοντα, "πρόσεχε," ἔφη, "μὴ τὸν πατέρα πλήξῃς." Δείξαντος αὐτῷ παιδαρίου μάχαιραν ἣν εἰλήφει παρ' ἐραστοῦ, "ἡ μὲν μάχαιρα," ἔφη, "καλή, ἡ δὲ λαβὴ αἰσχρά˙" ἐπαινούντων τινῶν τὸν ἐπιδόντα αὐτῷ ἔφη, "ἐμὲ δ' οὐκ ἐπαινεῖτε τὸν ἄξιον λαβεῖν."



ἀπαιτούμενος ὑπό τινος τρίβωνα ἔφη, "εἰ μὲν ἐχαρίσω, ἔχω˙ εἰ δ' ἔχρησας, χρῶμαι." ὑποβολιμαίου τινὸς εἰπόντος αὐτῷ ὅτι χρυσὸν ἔχοι ἐν τῷ ἱματίῳ, "ναί," ἔφη, "διὰ τοῦτο αὐτὸ ὑποβεβλημένος κοιμῶμαι."

[62] Vide un lottatore non dotato che si esercitava nell'arte medica e disse: «Che significa questo? Vuoi forse ora spedire all'altro mondo quelli che una volta ti vinsero?» Un'altra volta vide il figlio di un'etera lanciar sassi contro una moltitudine e l'ammonì così: «Attento a non colpire tuo padre!» Ad un fanciullo, che gli mostrava un pugnale ricevuto da un suo ammiratore, disse: «Il pugnale è bello, il manico è brutto». Poiché alcuni lodavano chi gli aveva dato qualcosa, osservò: «E non lodate me, che fui degno di ricevere».
Ad un tale che gli chiese la restituzione del mantello, rispose: «Se me lo donasti è mio; se me lo prestasti, me ne servo». Dicendogli un fanciullo suppositizio che aveva oro nella sua veste, egli ribattè: «È appunto per questo che ci dormo su, dopo essermelo posto sotto». 116*