[67] Φασὶ δὲ καὶ σηπτικῶν φαρμάκων καὶ τομῶν καὶ καύσεων ἐπί τινος ἕλκους αὐτῷ προσενεχθέντων, ἀλλὰ μηδὲ τὰς ὀφρῦς συναγαγεῖν. καὶ ὁ Τίμων δὲ διασαφεῖ τὴν διάθεσιν αὐτοῦ ἐν οἷς πρὸς Πύθωνα (PPF 9 B 79) διέξεισιν. ἀλλὰ καὶ Φίλων ὁ Ἀθηναῖος, γνώριμος αὐτοῦ γεγονώς, ἔλεγεν ὡς ἐμέμνητο μάλιστα μὲν Δημοκρίτου, εἶτα δὲ καὶ Ὁμήρου, θαυμάζων αὐτὸν καὶ συνεχὲς λέγων (Il. Z 146),


οἵη περ φύλλων γενεή, τοίη δὲ καὶ ἀνδρῶν˙

καὶ ὅτι σφηξὶ καὶ μυίαις καὶ ὀρνέοις εἴκαζε τοὺς ἀνθρώπους. προφέρεσθαι δὲ καὶ τάδε˙ (Il. F 106 sq.)

ἀλλά, φίλος, θάνε καὶ σύ˙ τίη ὀλοφύρεαι οὕτως;
κάτθανε καὶ Πάτροκλος, ὅ περ σέο πολλὸν ἀμείνων˙

καὶ ὅσα συντείνει εἰς τὸ ἀβέβαιον καὶ κενόσπουδον ἅμα καὶ παιδαριῶδες τῶν ἀνθρώπων.

[67] Si narra, inoltre, che quando, per qualche sua ferita, gli furono applicati medicamenti corrosivi o dové subire tagli o cauterizzazione, non contraeva neppure le ciglia. Anche Timone illustra la sua disposizione spirituale nella sua opera diretta a Pitone. Inoltre Filone ateniese, suo intimo amico, diceva che Pirrone menzionava spessissimo Democrito, ma poi anche Omero, che egli ammirava e di cui era solito citare il verso: 220*

Quale la stirpe delle foglie, tale anche quella degli uomini.

E lo lodava anche perché soleva paragonare gli uomini alle vespe, alle mosche e agli uccelli. E citava volentieri anche i seguenti versi: 221*

Dunque, amico, pure tu muori! Perché così piangi il tuo destino? Morì anche Patroclo che era molto più valoroso di te

e tutti i passi che alludono all'instabilità della condizione umana, all'inutilità dei propositi e alla fanciullesca follia dell'uomo.