[69] Ἐρωτηθεὶς τί κάλλιστον ἐν ἀνθρώποις, ἔφη, "παρρησία." εἰσελθὼν εἰς διδασκάλου καὶ Μούσας μὲν ἰδὼν πολλάς, μαθητὰς δὲ ὀλίγους, "σὺν θεοῖς," ἔφη, "διδάσκαλε, πολλοὺς μαθητὰς ἔχεις." εἰώθει δὲ πάντα ποιεῖν ἐν τῷ μέσῳ, καὶ τὰ Δήμητρος καὶ τὰ Ἀφροδίτης.


καὶ τοιούτους τινὰς ἠρώτα λόγους˙ εἰ τὸ ἀριστᾶν μηδὲν εἴη ἄτοπον, οὐδ' ἐν ἀγορᾷ ἐστιν ἄτοπον˙ οὐκ ἔστι δ' ἄτοπον τὸ ἀριστᾶν˙ οὐδ' ἐν ἀγορᾷ ἄρα ἐστὶν ἄτοπον. χειρουργῶν δ' ἐν μέσῳ συνεχές, "εἴθε ἦν," ἔλεγε, "καὶ τὴν κοιλίαν παρατριψάμενον τοῦ λιμοῦ παύσασθαι˙" ἀναφέρεται δὲ καὶ ἄλλα εἰς αὐτόν, ἃ μακρὸν ἂν εἴη καταλέγειν πολλὰ ὄντα.

[69] Interrogato quale fosse la cosa più bella tra gli uomini, disse: «La libertà di parola». Entrato in una scuola vide molte Muse e pochi discepoli, allora disse: «O maestro, insieme con gli dèi hai molti discepoli». Era solito fare ogni cosa alla luce del giorno, anche ciò che riguarda Demetra e Afrodite.
Amava discutere e concludere nel seguente modo: «Se far colazione non è strano, neppure nella piazza del mercato è strano. Non è strano far colazione; dunque non è neppure strano fare colazione nella piazza del mercato». Era solito masturbarsi in luogo pubblico e considerare: «Magari potessi placare la fame, stropicciandomi il ventre». 125* Gli attribuiscono molti altri detti, che sarebbe troppo lungo enumerare.