[71] Οὐδέν γε μὴν ἔλεγε τὸ παράπαν ἐν τῷ βίῳ χωρὶς ἀσκήσεως κατορθοῦσθαι, δυνατὴν δὲ ταύτην πᾶν ἐκνικῆσαι. δέον οὖν ἀντὶ τῶν ἀχρήστων πόνων τοὺς κατὰ φύσιν ἑλομένους ζῆν εὐδαιμόνως, παρὰ τὴν ἄνοιαν κακοδαιμονοῦσι. καὶ γὰρ αὐτῆς τῆς ἡδονῆς ἡ καταφρόνησις ἡδυτάτη προμελετηθεῖσα, καὶ ὥσπερ οἱ συνεθισθέντες ἡδέως ζῆν, ἀηδῶς ἐπὶ τοὐναντίον μετίασιν, οὕτως οἱ τοὐναντίον ἀσκηθέντες ἥδιον αὐτῶν τῶν ἡδονῶν καταφρονοῦσι.

τοιαῦτα διελέγετο καὶ ποιῶν ἐφαίνετο, ὄντως νόμισμα παραχαράττων, μηδὲν οὕτω τοῖς κατὰ νόμον ὡς τοῖς κατὰ φύσιν διδούς˙ τὸν αὐτὸν χαρακτῆρα τοῦ βίου λέγων διεξάγειν ὅνπερ καὶ Ἡρακλῆς, μηδὲν ἐλευθερίας προκρίνων.

[71] Sosteneva perciò che nulla si può ottenere nella vita senza esercizio, anzi che l'esercizio è l'artefice di ogni successo. Eliminati dunque gl'inutili sforzi, l'uomo che sceglie le fatiche richieste dalla natura vive felicemente; l'inintelligenza degli sforzi necessari è la causa dell'umana infelicità. Lo stesso disprezzo del piacere per chi vi sia abituato è cosa dolcissima. E come quelli che sono avvezzi a vivere nei piaceri, mal volentieri passano ad un contrario tenore di vita, così quelli che si sono esercitati in modo contrario, con maggiore disinvoltura, disprezzano gli stessi piaceri. Questi erano i suoi precetti e ad essi conformò la sua vita. Falsificò realmente la moneta corrente, perché egli dava minor peso alle prescrizioni delle leggi che a quelle della natura. Modello della sua vita, egli diceva, fu Eracle che nulla antepose alla libertà.