[72] Τὰ ἄριστα ὑπετίθετο τῇ θυγατρὶ Ἀρήτῃ, συνασκῶν αὐτὴν ὑπεροπτικὴν τοῦ πλείονος εἶναι. ἐρωτηθεὶς ὑπό τινος τί αὐτοῦ ὁ υἱὸς ἀμείνων ἔσται παιδευθείς, "καὶ εἰ μηδὲν ἄλλο," εἶπεν, "ἐν γοῦν τῷ θεάτρῳ οὐ καθεδήσεται λίθος ἐπὶ λίθῳ." συνιστάντος τινὸς αὐτῷ υἱὸν ᾔτησε πεντακοσίας δραχμάς˙ τοῦ δ' εἰπόντος, "τοσούτου δύναμαι ἀνδράποδον ὠνήσασθαι," "πρίω," ἔφη, "καὶ ἕξεις δύο."


ἀργύριον εἶπε παρὰ τῶν γνωρίμων λαμβάνειν, οὐχ ἵν' αὐτὸς χρῷτο, ἀλλ' ἵν' ἐκεῖνοι εἰδεῖεν εἰς τίνα δεῖ χρῆσθαι τοῖς ἀργυρίοις. ὀνειδιζόμενός ποτε ὅτι δίκην ἔχων ἐμισθώσατο ῥήτορα, "καὶ γάρ," ἔφη, "ὅταν δεῖπνον ἔχω, μάγειρον μισθοῦμαι."

[72] Educò la figlia Arete con eccellenti consigli, esercitandola a disprezzare ogni eccesso. Interrogato da un tale in che cosa suo figlio, una volta educato, sarebbe diventato migliore, disse: «Almeno, in questo, che a teatro non siederà come pietra su pietra». Volendogli un tale affidare il figlio per istruirlo, chiese cinquecento dracme. E poiché l'altro obbiettò: «Per tanto posso comprarmi uno schiavo», Aristippo gli rispose: «Compralo, e ne avrai due». Diceva di prendere il danaro dagli amici non per servirsene, ma perché quelli sapessero per che cosa dovessero servirsi del danaro. Una volta fu rimproverato perché avendo un processo assoldò un oratore, ma replicò così: «Se dò un pranzo, affitto il cuoco».