[73] τίς δ' οἶδεν εἰ τὸ ζῆν μέν ἐστι κατθανεῖν,
τὸ κατθανεῖν δὲ ζῆν νομίζεται βροτοῖς;

ἀλλὰ καὶ Ἐμπεδοκλέα˙ (DK 31 B. 2. 7 sq.)

οὕτως οὔτ' ἐπιδερκτὰ τάδ' ἀνδράσιν οὔτ' ἐπακουστὰ
οὔτε νόῳ περιληπτά˙

καὶ ἐπάνω (DK 31 B 2. 5),

αὐτὸ μόνον πεισθέντες ὅτῳ προσέκυρσεν ἕκαστος˙

ἔτι μὴν Ἡράκλειτον,

μὴ εἰκῆ περὶ τῶν μεγίστων συμβαλλώμεθα (DK 22 B 47)

καὶ Ἱπποκράτην ἔπειτα ἐνδοιαστῶς καὶ ἀνθρωπίνως ἀποφαίνεσθαι˙ καὶ πρὶν Ὅμηρον (Il. Υ 24850),

στρεπτὴ δὲ γλῶσσ' ἐστὶ βροτῶν, πολέες δ' ἔνι μῦθοι˙

καὶ

ἐπέων δὲ πολὺς νομὸς ἔνθα καὶ ἔνθα˙

καὶ

ὁπποῖόν κ' εἴπῃσθα ἔπος, τοῖόν κ' ἐπακούσαις˙

τὴν ἰσοσθένειαν λέγων καὶ ἀντίθεσιν τῶν λόγων.

[73] Chi sa se il vivere non sia morire e se il morire non sia quel che i mortali credono vita?

Ma anche Empedocle: 234*

Gli uomini non sanno comprendere queste cose né con gli occhi né con gli orecchi e neppure con la mente.

E poco più su: 235*

Ogni uomo crede solo in ciò in cui s'imbatte.

Inoltre Eraclito afferma: 236*

Non congetturiamo avventatamente sulle cose più importanti!

Anche Ippocrate, del resto, 237* si esprime in modo dubbioso e conforme ai limiti della natura umana. Ma già prima Omero: 238*

Volubile è la lingua dei mortali, e molti sono i discorsi.

E:

Ricco è il pascolo delle parole sparse qua e là.

E:

Quale parola tu stesso dici, tale potrai udire.

Omero alludeva così all'equipollenza e alla contraddittorietà dei termini.