[73] Ἀναγκαζόμενός ποτε ὑπὸ Διονυσίου εἰπεῖν τι τῶν ἐκ φιλοσοφίας, "γελοῖον," ἔφη, "εἰ τὸ λέγειν μὲν παρ' ἐμοῦ πυνθάνῃ, τὸ δὲ πότε δεῖ λέγειν σύ με διδάσκεις." ἐπὶ τούτῳ δὴ διαγανακτήσαντα τὸν Διονύσιον ἔσχατον αὐτὸν κατακλῖναι˙ καὶ τόν, "ἐνδοξότερον," φάναι, "τὸν τόπον ἠθέλησας ποιῆσαι."

αὐχοῦντός τινος ἐπὶ τῷ κολυμβᾶν, "οὐκ αἰσχύνῃ," εἶπεν, "ἐπὶ δελφῖνος ἔργοις ἀλαζονευόμενος;" ἐρωτηθείς ποτε τίνι διαφέρει ὁ σοφὸς τοῦ μὴ σοφοῦ, ἔφη, "εἰς ἀγνῶτας τοὺς δύο γυμνοὺς ἀπόστειλον καὶ εἴσῃ." αὐχοῦντός τινος ἐπὶ τῷ πολλὰ πίνειν καὶ μὴ μεθύσκεσθαι, "τοῦτο καὶ ἡμίονος," φησί.

[73] Costretto una volta da Dionisio a dire qualcosa di filosofia, «Sarebbe ridicolo - disse - se tu vuoi sapere da me 220* l'arte del dire e mi vuoi insegnare quando bisogna dire». Dionisio s'indignò per questa battuta e lo relegò all'ultimo posto nel convito, ma Aristippo disse: «Volesti rendere più illustre l'ultimo posto». A uno che si vantava per la sua perizia nel nuoto, disse: «Non ti vergogni di gloriarti di ciò che sa fare un delfino?» Una volta gli si chiese la differenza tra il sapiente e il non sapiente ed egli rispose: «Manda tutti e due nudi a gente che non li conosce e la saprai». A un tale che si vantava di poter bere molto senza ubriacarsi, disse: «Questo sa fare anche un mulo».