[8] συνεβούλευεν Ἀθηναίοις τοὺς ὄνους ἵππους ψηφίσασθαι˙ ἄλογον δὲ ἡγουμένων, "ἀλλὰ μὴν καὶ στρατηγοί," φησί, "γίνονται παρ' ὑμῖν μηδὲν μαθόντες, μόνον δὲ χειροτονηθέντες." πρὸς τὸν εἰπόντα "πολλοί σε ἐπαινοῦσι," "τί γάρ," ἔφη, "κακὸν πεποίηκα;" στρέψαντος αὐτοῦ τὸ διερρωγὸς τοῦ τρίβωνος εἰς τὸ προφανές, Σωκράτης ἰδών φησιν, "ὁρῶ σου διὰ τοῦ τρίβωνος τὴν φιλοδοξίαν."


ἐρωτηθεὶς ὑπό του, καθά φησι Φαινίας ἐν τῷ Περὶ τῶν Σωκρατικῶν (FHG II. 299), τί ποιῶν καλὸς κἀγαθὸς ἔσοιτο, ἔφη, "εἰ τὰ κακὰ ἃ ἔχεις ὅτι φευκτά ἐστι μάθοις παρὰ τῶν εἰδότων." πρὸς τὸν ἐπαινοῦντα τρυφήν, "ἐχθρῶν παῖδες," ἔφη, "τρυφήσειαν."

[8] Consigliava agli Ateniesi di decretare che gli asini sono cavalli 13* e poiché quelli lo ritenevano assurdo, disse: «Eppure da voi per diventare strateghi non occorre alcuna istruzione: basta l'alzata di mani». Uno gli disse: «Molti ti lodano». Ed egli: «Che cosa, allora, ho fatto di male?» Volgendo Antistene la parte lacera del suo mantello in modo che fosse visibile a tutti, Socrate vide e disse: «Attraverso i fori del tuo mantello vedo il tuo desiderio di gloria».
Attesta Fania
14* nella sua opera I Socratici che a chi gli chiese che cosa doveva fare per diventare un galantuomo, rispose: «Se riesci ad apprendere dai competenti che i mali che tu hai sono da fuggire». A chi lodava il lusso, ribattè: «Vivano nel lusso i figli dei nemici».