HTML: http://ancientsource.daphnet.iliesi.cnr.it/texts/Laertius/VIII,75it

RDF: http://ancientsource.daphnet.iliesi.cnr.it/texts/Laertius/VIII,75it.rdf

[75] καὶ σύ ποτ', Ἐμπεδόκλεις, διερῇ φλογὶ σῶμα καθήρας
πῦρ ἀπὸ κρητήρων ἔκπιες ἀθανάτων˙
οὐκ ἐρέω δ' ὅτι σαυτὸν ἑκὼν βάλες ἐς ῥόον Αἴτνης,
ἀλλὰ λαθεῖν ἐθέλων ἔμπεσες οὐκ ἐθέλων.

καὶ ἄλλο˙ (A. Pal. VII. 124)

ναὶ μὴν Ἐμπεδοκλῆα θανεῖν λόγος ὥς ποτ' ἀμάξης
ἔκπεσε καὶ μηρὸν κλάσσατο δεξιτερόν˙
εἰ δὲ πυρὸς κρητῆρας ἐσήλατο καὶ πίε τὸ ζῆν,
πῶς ἂν ἔτ' ἐν Μεγάροις δείκνυτο τοῦδε τάφος;

[75] Anche tu un giorno, Empedocle, purificando il corpo nella vivida fiamma, fuoco bevesti dai crateri immortali; non dirò che di tua volontà ti lanciasti nella corrente dell'Etna, ma, volendo rimanere nascosto, vi precipitasti non volendo.

E un altro: ²⁰¹*

Sì, si tramanda che Empedocle sia morto caduto da un cocchio per frattura della coscia destra; ma se si lanciò nei crateri di fuoco e bevve la vita, come mai ancora a Megara si mostrava il suo sepolcro?