[76] τὸ τρίτον αὐτὸν ἀφικόμενον μηδὲν ἧττον συνεῖναι τοῖς παισὶ φιλοσοφοῦντα. τοιαύτη τις προσῆν ἴυγξ τοῖς Διογένους λόγοις. ἤκουσε δ' αὐτοῦ καὶ Φωκίων ὁ ἐπίκλην χρηστὸς καὶ Στίλπων ὁ Μεγαρεὺς καὶ ἄλλοι πλείους ἄνδρες πολιτικοί.

Λέγεται δὲ πρὸς τὰ ἐνενήκοντα ἔτη βιοὺς τελευτῆσαι. περὶ δὲ τοῦ θανάτου διάφοροι λέγονται λόγοι˙ οἱ μὲν γὰρ πολύποδα φαγόντα ὠμὸν χολερικῇ ληφθῆναι καὶ ὧδε τελευτῆσαι˙ οἱ δὲ τὸ πνεῦμα συγκρατήσαντα, ὧν ἐστι καὶ Κερκιδᾶς ὁ Μεγαλοπολίτης [ἢ Κρής], λέγων ἐν τοῖς μελιάμβοις οὕτως˙

οὐ μὰν ὁ πάρος γα Σινωπεὺς
τῆνος ὁ βακτροφόρας,
διπλείματος, αἰθεριβόσκας,
(Powell 1)

[76] Alla fine, come terzo, il padre stesso s'aggiunse ai due figli ed insieme con loro si dedicò alla filosofia. Tale fascino esercitava Diogene con i suoi discorsi.
Sentirono le sue lezioni anche Focione soprannominato l'Onesto e Stilpone di Megara 138* e molti altri uomini politici.
Si tramanda che Diogene sia morto all'età di novanta anni circa. Diverse versioni corrono sulla sua morte. Una dice che egli dopo aver mangiato un polpo crudo fu preso dal colera e morì. Secondo un'altra, egli morì volontariamente trattenendo il respiro. Questa versione ricorre anche in Cercida di Megalopoli, il quale così si esprime nei suoi Meliambi: 139*

Non più, egli che un tempo fu cittadino di Sinope, celebre per il suo bastone, per il doppio mantello, e per il nutrirsi di ètere;