[40] εἰ δὲ μὴ ἦν ὃ κενὸν καὶ χώραν καὶ ἀναφῆ φύσιν ὀνομάζομεν, οὐκ ἂν εἶχε τὰ σώματα ὅπου ἦν οὐδὲ δι' οὗ ἐκινεῖτο, καθάπερ φαίνεται κινούμενα. παρὰ δὲ ταῦτα οὐθὲν οὐδ' ἐπινοηθῆναι δύναται οὔτε περιληπτικῶς οὔτε ἀναλόγως τοῖς περιληπτοῖς ὡς καθ' ὅλας φύσεις λαμβανόμενα καὶ μὴ ὡς τὰ τούτων συμπτώματα ἢ συμβεβηκότα λεγόμενα.



Καὶ μὴν καὶ τῶν
[τοῦτο (fg. 25=77=89 Us.) καὶ ἐν τῇ πρώτῃ Περὶ φύσεως καὶ τῇ ιδ´ καὶ ιε´ καὶ τῇ Μεγάλῃ ἐπιτομῇ] σωμάτων τὰ μέν ἐστι συγκρίσεις, τὰ δ' ἐξ ὧν αἱ συγκρίσεις πεποίηνται˙

[40] E se non avesse un'esistenza reale ciò che noi chiamiamo vuoto o luogo (spazio) o ciò che per sua natura è impalpabile, nulla vi sarebbe in cui i corpi potrebbero essere e nulla attraverso cui potrebbero muoversi, come appare che si muovono. Oltre i corpi e lo spazio, nulla può essere appreso dalla mente né concepito per se stesso o per analogia. Poiché i corpi e lo spazio sono intesi come essenze intere e i loro nomi significano perciò essenze realmente esistenti e non attributi propri o accidentali del reale.
Ed inoltre [questo egli dice anche nei libri primo, quattordicesimo e quindicesimo Della natura e nel Grande Compendio] dei corpi alcuni sono composti, altri sono gli elementi di cui risultano costituiti i composti.