[8] καὶ δὴ καὶ αὐταρκέστατος ἦν. Ἀλεξάνδρου γοῦν συχνὸν ἀργύριον ἀποστείλαντος αὐτῷ, τρισχιλίας Ἀττικὰς ἀφελὼν τὸ λοιπὸν ἀπέπεμψεν εἰπὼν ἐκείνῳ πλειόνων δεῖν πλείονας τρέφοντι.


ἀλλὰ καὶ 〈τὸ〉 ὑπ' Ἀντιπάτρου πεμφθὲν μὴ προσέσθαι, ὥς φησι Μυρωνιανὸς ἐν Ὁμοίοις
(FHG IV. 454 sq.). καὶ χρυσῷ στεφάνῳ τιμηθέντα ἐπάθλῳ πολυποσίας τοῖς Χουσὶ παρὰ Διονυσίῳ ἐξιόντα θεῖναι πρὸς τὸν ἱδρυμένον Ἑρμῆν, ἔνθαπερ τιθέναι καὶ τοὺς ἀνθινοὺς εἰώθει.

λόγος δὲ αὐτὸν μετὰ καὶ ἄλλων πεμφθῆναι πρεσβευτὴν πρὸς Φίλιππον˙ καὶ τοὺς μὲν δώροις μαλθασσομένους καὶ εἰς τὰς κλήσεις συνιέναι καὶ τῷ Φιλίππῳ λαλεῖν˙ τὸν δὲ μηδέτερον τούτων ποιεῖν. οὔτε γὰρ ὁ Φίλιππος αὐτὸν προσίετο διὰ τοῦτο.

[8] E, a dire il vero, era indipendente e bastava a se stesso. In ogni modo una volta Alessandro gli mandò una grossa somma di danaro, ma egli trattenne per sé soltanto tremila dracme attiche e gli rinviò il resto, perché Alessandro che doveva mantenere tante persone ne aveva più bisogno di lui.
Inoltre, Mironiano
20* nei suoi Simili attesta che Senocrate rifiutò anche una somma di danaro inviatagli da Antipatro. E una volta, come si tramanda, alla corte di Dionisio, durante la festa dei Boccali, ottenne l'onore di una corona aurea come premio per aver bevuto più degli altri e, uscito, la depose sulla statua di Ermes, su cui era solito porre 21* anche corone di fiori.
Si tramanda che fece parte di un'ambasceria a Filippo: mentre gli altri ambasciatori si lasciarono ammorbidire da doni e accettarono gli inviti a banchetto e conversarono con Filippo, Senocrate non fece né l'una né l'altra cosa. Per questa ragione Filippo non l'ammise alla sua presenza.
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