[82] Καὶ ἄποροι δέ τινές εἰσι λόγοι ἐγκεκαλυμμένοι καὶ διαλεληθότες καὶ σωρῖται καὶ κερατίδες καὶ οὔτιδες. ἔστι δὲ ἐγκεκαλυμμένος 〈...〉.
οἷον ὁ τοιοῦτος "οὐχὶ τὰ μὲν δύο ὀλίγα ἐστίν, οὐχὶ δὲ καὶ τὰ τρία, οὐχὶ δὲ καὶ ταῦτα μέν, οὐχὶ δὲ καὶ τὰ τέσσαρα καὶ οὕτω μέχρι τῶν δέκα˙ τὰ δὲ δύο ὀλίγα ἐστί˙ καὶ τὰ δέκα ἄρα." 〈..〉

οὔτις δέ ἐστι λόγος συνακτικὸς ἐξ ἀορίστου καὶ ὡρισμένου συνεστώς, πρόσληψιν δὲ καὶ ἐπιφορὰν ἔχων, οἷον "εἴ τίς ἐστιν ἐνταῦθα, οὐκ ἔστιν ἐκεῖνος ἐν Ῥόδῳ. 〈ἀλλὰ μήν ἐστί τις ἐνταῦθα˙ οὐκ ἄρα τίς ἐστιν ἐν Ῥόδῳ〉." 〈...〉

[82] Vi sono alcuni ragionamenti insolubili: 131* il velato, il nascosto, il sorite, il cornuto, l'utide (il nessuno). Esempio di velato è il seguente 〈...〉.
L'asserto: 'due sono pochi' non vale assolutamente, perché anche tre sono pochi, e questo non vale senza che anche quattro siano pochi e così di séguito fino a dieci. Ma due sono pochi, dunque anche dieci sono pochi 〈...〉.
Il ragionamento detto anche 'utide' (il nessuno) consiste di un enunziato indefinito e di un enunziato definito ed ha una premessa minore ed una conclusione. Es.: 'se uno (τις) è qui, egli (ἐκεῖνος) non è a Rodi; ma uno è qui; dunque non è a Rodi'. 〈...〉.