[41] ταῦτα δέ ἐστιν ἄτομα καὶ ἀμετάβλητα, εἴπερ μὴ μέλλει πάντα εἰς τὸ μὴ ὂν φθαρήσεσθαι, ἀλλ' ἰσχύοντα ὑπομένειν ἐν ταῖς διαλύσεσι τῶν συγκρίσεων, πλήρη τὴν φύσιν ὄντα, οὐκ ἔχοντα ὅπῃ ἢ ὅπως διαλυθήσεται. ὥστε τὰς ἀρχὰς ἀτόμους ἀναγκαῖον εἶναι σωμάτων φύσεις.


Ἀλλὰ μὴν καὶ τὸ πᾶν ἄπειρόν ἐστι. τὸ γὰρ πεπερασμένον ἄκρον ἔχει˙ τὸ δὲ ἄκρον παρ' ἕτερόν τι θεωρεῖται. 〈τὸ δὲ πᾶν οὐ παρ' ἕτερόν τι θεωρεῖται〉 ὥστε οὐκ ἔχον ἄκρον πέρας οὐκ ἔχει˙ πέρας δὲ οὐκ ἔχον ἄπειρον ἂν εἴη καὶ οὐ πεπερασμένον.


Καὶ μὴν καὶ τῷ πλήθει τῶν σωμάτων ἄπειρόν ἐστι τὸ πᾶν καὶ τῷ μεγέθει τοῦ κενοῦ.

[41] Questi sono gli atomi, indivisibili e immutabili, se è vero che non tutte le cose potranno perire e risolversi nel non essere. Gli atomi infatti hanno la forza necessaria a rimanere saldi e a resistere mentre i composti si dissolvono, perché sono per loro natura impenetrabili e non danno assolutamente adito ad un'eventuale dissoluzione. Ne deriva la conseguenza che i principi delle cose sono indivisibili ed hanno natura corporea.
Ancora, il tutto è infinito, perché ciò che è finito ha un'estremità, e l'estremità si vede solo col confronto con un'altra cosa.
Ora il tutto non si vede col confronto con un'altra cosa, 62* così che in quanto non ha un'estremità, non ha limite, e in quanto non ha limite deve essere infinito e non limitato.
Ma il tutto è infinito anche per il grande numero dei corpi e per la grandezza del vuoto.