[85] Κράτης Ἀσκώνδου Θηβαῖος. καὶ οὗτος τῶν ἐλλογίμων τοῦ κυνὸς μαθητῶν. Ἱππόβοτος δέ φησιν οὐ Διογένους αὐτὸν μαθητὴν γεγονέναι, ἀλλὰ Βρύσωνος τοῦ Ἀχαιοῦ. τούτου Παίγνια φέρεται τάδε˙(PPF 10 B 4)

Πήρη τις πόλις ἐστὶ μέσῳ ἐνὶ οἴνοπι τύφῳ,
καλὴ καὶ πίειρα, περίρρυπος, οὐδὲν ἔχουσα,
εἰς ἣν οὔτε τις εἰσπλεῖ ἀνὴρ μωρὸς παράσιτος,
οὔτε λίχνος πόρνης ἐπαγαλλόμενος πυγῇσιν˙
ἀλλὰ θύμον καὶ σκόρδα φέρει καὶ σῦκα καὶ ἄρτους,
ἐξ ὧν οὐ πολεμοῦσι πρὸς ἀλλήλους περὶ τούτων,
οὐχ ὅπλα κέκτηνται περὶ κέρματος, οὐ περὶ δόξης.

[85] Cratete, figlio di Asconda, nacque a Tebe. Egli pure fa parte degl'illustri discepoli del Cane. Ippoboto, in verità, afferma che non fu alunno di Diogene, ma di Brisone l'Acheo. Sotto il suo nome è tramandato questo scherzo poetico: ¹⁵⁸*

Vi è una città, Pere, avvolta da rosseggiarne vapore, bella e pingue, sudicia e bisognosa di tutto. Non vi approdano né sciocchi né parassiti né ghiottoni che si sollazzano con le natiche delle meretrici. Ma la città produce timo ed agli e fichi e pagnotte, e gli abitanti non si fanno guerra per il loro possesso né stanno in armi per il danaro né per la gloria.