[88] Καὶ Κράτητος μέν, φησίν, ὁ οἶκος ὑπ' Ἀλεξάνδρου, Ἱππαρχίας δὲ ὑπὸ Φιλίππου. πολλάκις τε τῇ βακτηρίᾳ τῶν συγγενῶν τινας προσιόντας καὶ ἀποτρέποντας ἐδίωκε, καὶ ἦν γενναῖος. φησὶ δὲ Δημήτριος ὁ Μάγνης τραπεζίτῃ τινὶ παρακαταθέσθαι τἀργύριον, συνθέμενον, εἰ μὲν οἱ παῖδες ἰδιῶται γενηθεῖεν, αὐτοῖς ἀποδοῦναι˙ εἰ δὲ φιλόσοφοι, τῷ δήμῳ διανεῖμαι˙ μηδενὸς γὰρ ἐκείνους δεήσεσθαι φιλοσοφοῦντας.



Ἐρατοσθένης
(FGrH 241 F 21) δέ φησιν ἐξ Ἱππαρχίας, περὶ ἧς λέξομεν, γενομένου παιδὸς αὐτῷ ὄνομα Πασικλέους, ὅτ' ἐξ ἐφήβων ἐγένετο, ἀγαγεῖν αὐτὸν ἐπ' οἴκημα παιδίσκης καὶ φάναι τοῦτον αὐτῷ πατρῷον εἶναι τὸν γάμον˙

[88] Viene da lui riferito che nella casa di Cratete abitò una volta Alessandro, come in quella di Ipparchia abitò Filippo. Fu perseverante nel suo proposito ne si lasciò distogliere dai suoi parenti che venivano a visitarlo e che spesso dovè inseguire col bastone. Demetrio di Magnesia narra che consegnò il suo danaro ad un banchiere, a condizione che se i suoi figli fossero rimasti profani ed incolti desse loro il danaro, ma se fossero divenuti filosofi, lo distribuisse al popolo; perché i suoi figli, se si fossero dedicati alla filosofia, non avrebbero avuto bisogno di nulla.
Eratostene 167* riferisce che da Ipparchia, di cui parleremo, gli nacque un figlio che ebbe il nome di Pasicle. Quando uscì dal numero degli efebi, lo portò nell'abitazione di una prostituta e gli disse che suo padre così aveva celebrato le sue nozze.