[88] ὁμοίως καὶ πατὴρ καὶ ἀδελφὸς ὡς πρός τι καὶ ἡμέρα ὡς πρὸς τὸν ἥλιον καὶ πάντα ὡς πρὸς τὴν διάνοιαν. ἄγνωστα οὖν τὰ πρός τι καθ' ἑαυτά.

καὶ οὗτοι μὲν οἱ δέκα τρόποι.
Οἱ δὲ περὶ Ἀγρίππαν τούτοις ἄλλους πέντε προσεισάγουσι, τόν τ' ἀπὸ τῆς διαφωνίας καὶ τὸν εἰς ἄπειρον ἐκβάλλοντα καὶ τὸν πρός τι καὶ τὸν ἐξ ὑποθέσεως καὶ τὸν δι' ἀλλήλων.


ὁ μὲν οὖν ἀπὸ τῆς διαφωνίας ὃ ἂν προτεθῇ ζήτημα παρὰ τοῖς φιλοσόφοις ἢ τῇ συνηθείᾳ, πλείστης μάχης καὶ ταραχῆς πλῆρες ἀποδεικνύει˙
ὁ δ' εἰς ἄπειρον ἐκβάλλων οὐκ ἐᾷ βεβαιοῦσθαι τὸ ζητούμενον, διὰ τὸ ἄλλο ἀπ' ἄλλου τὴν πίστιν λαμβάνειν καὶ οὕτως εἰς ἄπειρον.

[88] Analogamente 'padre' e 'fratello' sono termini relativi, così 'giorno' è condizionato dal sole, come ogni cosa è condizionata dal nostro pensiero. Questi termini o concetti relativi, considerati in sé e per sé, sono inconoscibili.
Questi dunque sono i dieci tropi.

Agrippa e i suoi seguaci aggiungono a questi altri cinque tropi: il primo si riferisce al disaccordo, il secondo all'estensione all'infinito, il terzo alla relatività, il quarto all'ipotesi, il quinto al diallelismo.

Il primo - che riguarda il disaccordo - mostra che ogni questione, proposta dai filosofi o sorta nella vita ordinaria, dà luogo ad un intensissimo contrasto e ad una grande confusione.

Il secondo - che riguarda l'estensione all'infinito - non consente una soluzione ferma e stabile del quesito proposto, perché un corno della dimostrazione riceve fede da un altro e così via all'infinito.