[90] Ἀρετὴ δ' ἡ μέν τις κοινῶς παντὶ τελείωσις. ὥσπερ ἀνδριάντος˙ καὶ ἡ ἀθεώρητος, ὥσπερ ὑγίεια˙ καὶ ἡ θεωρηματική, ὡς φρόνησις. φησὶ γὰρ ὁ Ἑκάτων ἐν τῷ πρώτῳ Περὶ ἀρετῶν (Gomoll 6) ἐπιστημονικὰς μὲν εἶναι καὶ θεωρηματικὰς τὰς ἐχούσας τὴν σύστασιν ἐκ θεωρημάτων, ὡς φρόνησιν καὶ δικαιοσύνην˙ ἀθεωρήτους δὲ τὰς κατὰ παρέκτασιν θεωρουμένας ταῖς ἐκ τῶν θεωρημάτων συνεστηκυίαις, καθάπερ ὑγίειαν καὶ ἰσχύν. τῇ γὰρ σωφροσύνῃ τεθεωρημένῃ ὑπαρχούσῃ συμβαίνει ἀκολουθεῖν καὶ παρεκτείνεσθαι τὴν ὑγίειαν, καθάπερ τῇ ψαλίδος οἰκοδομίᾳ τὴν ἰσχὺν ἐπιγίνεσθαι. [90] La virtù considerata in generale è una certa perfezione comune ad ogni cosa, come quella p. es. di una statua; la virtù è non teoretica, come la sanità fisica; teoretica come la prudenza. Ecatone infatti nel primo libro Delle virtù dice che sono virtù scientifiche e teoretiche quelle la cui essenza deriva da principi speculativi, come la prudenza e la giustizia; sono virtù non teoretiche quelle che per estensione si considerano vicine alle precedenti che si fondano su princìpi scientifici, come la sanità fisica e la forza. Così alla prudenza che è virtù teoretica segue per estensione la sanità fisica, come la forza si aggiunge alla struttura della volta di un arco.