Κεφ. ς'.
ΜΗΤΡΟΚΛΗΣ

[94] Μητροκλῆς, ἀδελφὸς Ἱππαρχίας, ὃς πρότερον ἀκούων Θεοφράστου τοῦ περιπατητικοῦ τοσοῦτον διέφθαρτο ὥστε ποτὲ μελετῶν καὶ μεταξύ πως ἀποπαρδὼν ὑπ' ἀθυμίας οἴκοι κατάκλειστος ἦν, ἀποκαρτερεῖν βουλόμενος.

μαθὼν δὴ ὁ Κράτης εἰσῆλθε πρὸς αὐτὸν παρακληθεὶς καὶ θέρμους ἐπίτηδες βεβρωκὼς ἔπειθε μὲν αὐτὸν καὶ διὰ τῶν λόγων μηδὲν φαῦλον πεποιηκέναι˙ τέρας γὰρ ἂν γεγονέναι εἰ μὴ καὶ τὰ πνεύματα κατὰ φύσιν ἀπεκρίνετο˙ τέλος δὲ καὶ ἀποπαρδὼν ἀνέρρωσεν αὐτόν, ἀφ' ὁμοιότητος τῶν ἔργων παραμυθησάμενος. τοὐντεῦθεν ἤκουεν αὐτοῦ καὶ ἐγένετο ἀνὴρ ἱκανὸς ἐν φιλοσοφίᾳ.

Capitolo VI

METROCLE

[94] Metrocle, fratello di Ipparchia, nacque a Maronea. In un primo tempo fu alunno del peripatetico Teofrasto ed ebbe una complessione così debole che una volta durante un'esercitazione scolastica si lasciò sfuggire un peto, e fu preso dallo scoramento e si rinchiuse in casa volendo morire di inedia.
Cratete venne a saperlo e, sollecitato, si recò da lui. Dopo avere mangiato a bella posta dei lupini, cercava di persuaderlo con argomenti che non aveva fatto nulla di male e anche anzi sarebbe stato un miracolo se non avesse concesso ai venti del ventre la loro naturale uscita. Ma infine egli stesso emise un peto e consolandolo col fatto che egli aveva commesso la stessa sua colpa riuscì a risollevarlo. Da allora Metrocle divenne suo discepolo e raggiunse una posizione di rilievo nella filosofia.