[97] Εἵλετο ἡ παῖς καὶ ταὐτὸν ἀναλαβοῦσα σχῆμα συμπεριῄει τἀνδρὶ καὶ ἐν τῷ φανερῷ συνεγίνετο καὶ ἐπὶ τὰ δεῖπνα ἀπῄει. ὅτε καὶ πρὸς Λυσίμαχον εἰς τὸ συμπόσιον ἦλθεν, ἔνθα Θεόδωρον τὸν ἐπίκλην Ἄθεον ἐπήλεγξε, σόφισμα προτείνασα τοιοῦτον˙ ὃ ποιῶν Θεόδωρος οὐκ ἂν ἀδικεῖν λέγοιτο, οὐδ' Ἱππαρχία ποιοῦσα τοῦτο ἀδικεῖν λέγοιτ' ἄν˙ Θεόδωρος δὲ τύπτων ἑαυτὸν οὐκ ἀδικεῖ, οὐδ' ἄρα Ἱππαρχία Θεόδωρον τύπτουσα ἀδικεῖ.


ὁ δὲ πρὸς μὲν τὸ λεχθὲν οὐδὲν ἀπήντησεν, ἀνέσυρε δ' αὐτῆς θοἰμάτιον˙ ἀλλ' οὔτε κατεπλάγη Ἱππαρχία οὔτε διεταράχθη ὡς γυνή.

[97] La ragazza fece sùbito la sua scelta e indossava lo stesso suo vestito e andava in giro con lui e si univa con lui in pubblico e con lui andava ai conviti. Fu appunto in un simposio alla corte di Lisimaco che ella confutò Teodoro 180* soprannominato l'Ateo per mezzo del seguente sofisma: ciò che fa Teodoro senza essere ritenuto ingiusto, lo fa anche Ipparchia senza essere ritenuta ingiusta; Teodoro non commette torto ferendo se stesso, dunque neppure Ipparchia commette torto ferendo Teodoro. Egli non fece alcuna obbiezione, ma cercò di denudarla della sua veste. Ipparchia però non diede segno di stupore o di turbamento, come pure avrebbe fatto una donna.