[97] ἀφανὲς δὲ φαινομένου οὐ δύναται, καθότι δεῖ φαίνεσθαι τὸ ἑτέρῳ παρέξον ἀφορμὴν καταλήψεως˙ φαινόμενον δ' ἀφανοῦς οὐκ ἔστιν, ὅτι τὸ σημεῖον τῶν πρός τι ὂν συγκαταλαμβάνεσθαι ὀφείλει τῷ οὗ ἐστι σημεῖον, τὸ δὲ μὴ ἔστιν. οὐδὲν ἄρα τῶν ἀδήλων ἂν καταλαμβάνοιτο˙ διὰ γὰρ τῶν σημείων λέγεται τὰ ἄδηλα καταλαμβάνεσθαι.


Ἀναιροῦσι δὲ τὸ αἴτιον ὧδε˙ τὸ αἴτιον τῶν πρός τι ἔστι˙ πρὸς γὰρ τὸ αἰτιατόν ἐστι˙ τὰ δὲ πρός τι ἐπινοεῖται μόνον,

[97] né può essere assenza di apparizione di un fenomeno, in quanto ciò che deve offrire ad un altro la possibilità di apprendere deve apparire; non è apparizione di ciò che non è fenomenico, perché il segno che appartiene alle cose relative deve essere appreso sempre insieme con ciò di cui è segno, e questo non è il caso. Niente, dunque, di ciò che è oscuro o incerto può essere compreso, dal momento che si suol dire che ciò che è oscuro si comprende per mezzo di segni.
Eliminano anche la causa col seguente ragionamento. La causa è di ciò che è relativo: essa, infatti, è relativa all'effetto.