[100] τέλος δ' ἐπιβουλευθέντα πάντων στερηθῆναι καὶ ὑπ' ἀθυμίας βρόχῳ τὸν βίον μεταλλάξαι.
καὶ ἡμεῖς ἐπαίξαμεν εἰς αὐτόν˙
(App. Anth. V. 41)

Φοίνικα τὸ γένος, ἀλλὰ Κρητικὸν κύνα,
ἡμεροδανειστήν - τοῦτο γὰρ ἐπεκλῄζετο -
οἶσθα Μένιππον ἴσως.

Θήβησιν οὗτος ὡς διωρύγη ποτὲ
καὶ πάντ' ἀπέβαλεν οὐδ' ἐνόει φύσιν κυνός,
αὑτὸν ἀνεκρέμασεν.

Ἔνιοι δὲ τὰ βιβλί' αὐτοῦ οὐκ αὐτοῦ εἶναι, ἀλλὰ Διονυσίου καὶ Ζωπύρου τῶν Κολοφωνίων, οἳ τοῦ παίζειν ἕνεκα συγγράφοντες ἐδίδοσαν αὐτῷ ὡς εὖ δυναμένῳ διαθέσθαι.

[100] Alla fine, fu vittima di un complotto e fu spogliato di ogni bene. Disperato s'impiccò e uscì di vita.
Anche a lui dedicammo una nostra poesiola: 189*


Tu forse conosci Menippo, fenicio di stirpe, ma cane di Creta, che per prestare danaro a giornata era chiamato emerodaniste. A Tebe una volta la sua casa subì un'irruzione ed egli perdette tutto. Rinnegando la natura di cane, s'impiccò.



Secondo alcuni, i libri che gli si attribuiscono non sono suoi, ma furono scritti per gioco da Dionisio e Zopiro, entrambi di Colofone, 190* i quali li diedero a lui che era capace di divulgarli.