[100] Ἀνῄρουν δὲ καὶ μάθησιν. εἴπερ, φασί, διδάσκεταί τι, ἤτοι τὸ ὂν τῷ εἶναι διδάσκεται ἢ τὸ μὴ ὂν τῷ μὴ εἶναι. οὔτε δὲ τὸ ὂν τῷ εἶναι διδάσκεται - ἡ γὰρ τῶν ὄντων φύσις πᾶσι φαίνεται καὶ γινώσκεται - οὔτε τὸ μὴ ὂν τῷ μὴ ὄντι˙ τῷ γὰρ μὴ ὄντι οὐδὲν συμβέβηκεν, ὥστ' οὐδὲ τὸ διδάσκεσθαι.


Οὐδὲ μὴν γένεσίς ἐστι, φασίν. οὔτε γὰρ τὸ ὂν γίνεται, ἔστι γάρ, οὔτε τὸ μὴ ὄν, οὐδὲ γὰρ ὑφέστηκε˙ τὸ δὲ μὴ ὑφεστὼς μηδ' ὂν οὐδὲ τὸ γίνεσθαι εὐτύχηκε.

[100] Eliminano anche l'istruzione, con questo ragionamento. Se è insegnato qualcosa, o l'ente è insegnato per mezzo del suo essere o il non ente per mezzo del suo non essere. Ma l'ente non è insegnato per mezzo del suo essere - ché la natura degli enti si manifesta spontaneamente a tutti ed è immediatamente conosciuta - né il non ente è insegnato per mezzo del non essere, perché al non ente nulla accade, neppure quindi l'essere insegnato.
Negano anche il divenire. Né infatti ciò che è diviene, in quanto è, né ciò che non è, in quanto non ha reale esistenza. E a ciò, che non esiste realmente e non è, non può neppure capitare di divenire.