[103] πρὸς οὓς ἀποκρίνονται, Περὶ μὲν ὧν ὡς ἄνθρωποι πάσχομεν, ὁμολογοῦμεν˙ καὶ γὰρ ὅτι ἡμέρα ἐστὶ καὶ ὅτι ζῶμεν καὶ ἄλλα πολλὰ τῶν ἐν τῷ βίῳ φαινομένων διαγινώσκομεν˙ περὶ δ' ὧν οἱ δογματικοὶ διαβεβαιοῦνται τῷ λόγῳ, φάμενοι κατειλῆφθαι, περὶ τούτων ἐπέχομεν ὡς ἀδήλων, μόνα δὲ τὰ πάθη γινώσκομεν.


τὸ μὲν γὰρ ὅτι ὁρῶμεν ὁμολογοῦμεν καὶ τὸ ὅτι τόδε νοοῦμεν γινώσκομεν, πῶς δ' ὁρῶμεν ἢ πῶς νοοῦμεν ἀγνοοῦμεν˙ καὶ ὅτι τόδε λευκὸν φαίνεται διηγηματικῶς λέγομεν, οὐ διαβεβαιούμενοι εἰ καὶ ὄντως ἐστί.
[103] Gli Scettici controbattono così: Per quel che noi proviamo come uomini, vi diamo ragione. Ammettiamo di riconoscere il giorno e il fatto che noi viviamo, oltre ai molti altri fenomeni della vita quotidiana. Ma per quel che riguarda le salde e sicure affermazioni dei Dogmatici, che essi sostengono di aver definitivamente comprese, noi sospendiamo il giudizio perché per noi rimangono oscure e incerte, e ci limitiamo a conoscere solo ciò che noi proviamo e sentiamo. Ammettiamo di vedere e riconosciamo di avere questo determinato pensiero, ma come vediamo o come pensiamo non sappiamo affatto. Che un dato oggetto appare bianco, diciamo tanto per narrare qualcosa, ma non affermiamo affatto con sicurezza che esso anche realmente è tale.