[104] ὠφελεῖν δέ ἐστι κινεῖν ἢ ἴσχειν κατ' ἀρετήν, βλάπτειν δὲ κινεῖν ἢ ἴσχειν κατὰ κακίαν. Διχῶς δὲ λέγεσθαι ἀδιάφορα˙ ἅπαξ μὲν τὰ μήτε πρὸς εὐδαιμονίαν μήτε πρὸς κακοδαιμονίαν συνεργοῦντα, ὡς ἔχει πλοῦτος, δόξα, ὑγίεια, ἰσχὺς καὶ τὰ ὅμοια˙ ἐνδέχεται γὰρ καὶ χωρὶς τούτων εὐδαιμονεῖν, τῆς ποιᾶς αὐτῶν χρήσεως εὐδαιμονικῆς οὔσης ἢ κακοδαιμονικῆς.

ἄλλως δὲ λέγεται ἀδιάφορα τὰ μήθ' ὁρμῆς μήτ' ἀφορμῆς κινητικά, ὡς ἔχει τὸ ἀρτίας ἔχειν ἐπὶ τῆς κεφαλῆς τρίχας ἢ περιττάς, ἢ ἐκτεῖναι τὸν δάκτυλον ἢ συστεῖλαι, τῶν προτέρων ἀδιαφόρων οὐκέθ' οὕτω λεγομένων˙ ὁρμῆς γάρ ἐστιν ἐκεῖνα καὶ ἀφορμῆς κινητικά.

[104] Il giovare è un muoversi o un comportarsi ispirato dalla virtù, il danneggiare è un muoversi o un comportarsi ispirato dal vizio. Il termine 'indifferente' ha un duplice significato. In primo luogo designa ciò che non contribuisce né alla felicità né all'infelicità, p. es. ricchezza, gloria, salute, forza e simili; infatti anche senza queste è possibile conseguire la felicità, dal momento che secondo l'uso che di esse si fa possono apportare felicità o infelicità. In secondo luogo il termine 'indifferente' designa ciò che non desta né propensione né avversione, p. es. l'avere sulla testa un numero di capelli pari o dispari o il tenere il dito disteso o contratto. Non in questo senso sono definite indifferenti le cose prima menzionate, perché esse possono generare sia propensione sia avversione.