[105] καὶ ὅτι κινεῖταί τις βλέπομεν, καὶ ὅτι φθείρεται˙ πῶς δὲ ταῦτα γίνεται οὐκ ἴσμεν. μόνον οὖν, φασίν, ἀνθιστάμεθα πρὸς τὰ παρυφιστάμενα τοῖς φαινομένοις ἄδηλα. καὶ γὰρ ὅτε τὴν εἰκόνα ἐξοχὰς λέγομεν ἔχειν, τὸ φαινόμενον διασαφοῦμεν˙ ὅταν δ' εἴπωμεν μὴ ἔχειν αὐτὴν ἐξοχάς, οὐκέτι ὃ φαίνεται ἕτερον δὲ λέγομεν˙ ὅθεν καὶ ὁ Τίμων ἐν τῷ Πύθωνί (PPF 9 B 81) φησι μὴ ἐκβεβηκέναι τὴν συνήθειαν. καὶ ἐν τοῖς Ἰνδαλμοῖς οὕτω λέγει (PPF 9 B 69),



ἀλλὰ τὸ φαινόμενον πάντῃ σθένει οὗπερ ἂν ἔλθῃ.

καὶ ἐν τοῖς Περὶ αἰσθήσεών (PPF 9 B 74)

φησι, "τὸ μέλι ὅτι ἐστὶ γλυκὺ οὐ τίθημι, τὸ δ' ὅτι φαίνεται ὁμολογῶ."

[105] Noi vediamo che un uomo si muove e che un altro muore, ma non sappiamo come questo accada. La nostra unica fondamentale opposizione riguarda l'inclusione delle cose oscure tra i fenomeni come se ne avessero la medesima sostanza. 258* E quando diciamo che un quadro ha delle sporgenze, diciamo esattamente quel che appare; ma quando diciamo che esso non ne ha, non diciamo più quel che appare, bensì qualcosa di diverso. Perciò anche Timone nel Pitone dice che egli non si è discostato dall'ordinaria osservazione della vita comune. E nelle Immagini o Apparenze si esprime così: 259*

Vige il fenomeno sempre, dovunque appaia,

e nell'opera Sulle sensazioni:

Non assicuro che il miele sia dolce, riconosco che tale esso appare.