[55] Καὶ γὰρ ἐν τοῖς παρ' ἡμῖν μετασχηματιζόμενοις κατὰ τὴν περιαίρεσιν τὸ σχῆμα ἐνυπάρχον λαμβάνεται, αἱ δὲ ποιότητες οὐκ ἐνυπάρχουσαι ἐν τῷ μεταβάλλοντι, ὥσπερ ἐκεῖνο καταλείπεται, ἀλλ' ἐξ ὅλου τοῦ σώματος ἀπολλύμεναι. ἱκανὰ οὖν τὰ ὑπολειπόμενα ταῦτα τὰς τῶν συγκρίσεων διαφορὰς ποιεῖν, ἐπειδήπερ ὑπολείπεσθαί γέ τινα ἀναγκαῖον καὶ μὴ εἰς τὸ μὴ ὂν φθείρεσθαι.


Ἀλλὰ μὴν οὐδὲ δεῖ νομίζειν πᾶν μέγεθος ἐν ταῖς ἀτόμοις ὑπάρχειν, ἵνα μὴ τὰ φαινόμενα ἀντιμαρτυρῇ˙ παραλλαγὰς δέ τινας μεγεθῶν νομιστέον εἶναι. βέλτιον γὰρ καὶ τούτου προσόντος τὰ κατὰ τὰ πάθη καὶ τὰς αἰσθήσεις γινόμενα ἀποδοθήσεται.
[55] E infatti nei mutamenti di figura che si compiono sotto i nostri occhi mentre le qualità si disperdono quasi recise dall'oggetto, la figura è colta intimamente inerente all'oggetto e permane. Le qualità infatti si lasciano cogliere non intimamente inerenti nell'oggetto mutevole, ma svanenti dall'intero corpo. Ora appunto gli elementi (e le proprietà) che permangono sono sufficienti a produrre le differenze dei composti, perché qualcosa deve pure permanere e non perire nel non-essere.
E neppure bisogna credere che gli atomi abbiano ogni grandezza, a meno che non si voglia essere contraddetti dai fenomeni: si deve bensì ammettere che essi abbiano qualche differenza di grandezza. Con l'ammissione di questa proprietà, si potrà spiegare più chiaramente la formazione dei sentimenti (o delle affezioni) e delle sensazioni.