[116] Εἶναι δὲ καὶ εὐπαθείας φασὶ τρεῖς, χαράν, εὐλάβειαν, βούλησιν. καὶ τὴν μὲν χαρὰν ἐναντίαν φασὶν εἶναι τῇ ἡδονῇ, οὖσαν εὔλογον ἔπαρσιν˙ τὴν δ' εὐλάβειαν τῷ φόβῳ, οὖσαν εὔλογον ἔκκλισιν. φοβηθήσεσθαι μὲν γὰρ τὸν σοφὸν οὐδαμῶς, εὐλαβηθήσεσθαι δέ.


τῇ δ' ἐπιθυμίᾳ ἐναντίαν φασὶν εἶναι τὴν βούλησιν, οὖσαν εὔλογον ὄρεξιν. καθάπερ οὖν ὑπὸ τὰ πρῶτα πάθη πίπτει τινά, τὸν αὐτὸν τρόπον καὶ ὑπὸ τὰς πρώτας εὐπαθείας˙ καὶ ὑπὸ μὲν τὴν βούλησιν εὔνοιαν, εὐμένειαν, ἀσπασμόν, ἀγάπησιν˙ ὑπὸ δὲ τὴν εὐλάβειαν αἰδῶ, ἁγνείαν˙ ὑπὸ δὲ τὴν χαρὰν τέρψιν, εὐφροσύνην, εὐθυμίαν.

[116] Secondo gli Stoici, vi sono anche tre disposizioni passionali dell'anima non riprovevoli: la gioia, la cautela e la buona volontà.
Essi dicono che la gioia è contraria al piacere, in quanto è un'esaltazione razionale; la cautela è contraria al timore, in quanto evita razionalmente il pericolo. Il sapiente perciò non sarà mai timoroso, bensì cauto. E dicono anche che la buona volontà si oppone alla concupiscenza, perché è un appetito razionale. Come poi alle passioni primarie sono subordinate alcune altre, così allo stesso modo altre sono subordinate alle primarie disposizioni passionali dell'animo: sono così subordinate alla buona volontà: la benevolenza, l'affabilità, la compiacenza, la cordialità; sono subordinate alla cautela il pudore e la purezza; sono subordinate alla gioia la delizia, la letizia, l'equanimità.