[122] εἶναι δὲ καὶ ἄλλην δουλείαν τὴν ἐν ὑποτάξει καὶ τρίτην τὴν ἐν κτήσει τε καὶ ὑποτάξει, ᾗ ἀντιτίθεται ἡ δεσποτεία, φαύλη οὖσα καὶ αὕτη.


οὐ μόνον δ' ἐλευθέρους εἶναι τοὺς σοφούς, ἀλλὰ καὶ βασιλέας, τῆς βασιλείας οὔσης ἀρχῆς ἀνυπευθύνου, ἥτις περὶ μόνους ἂν τοὺς σοφοὺς συσταίη, καθά φησι Χρύσιππος ἐν τῷ Περὶ τοῦ κυρίως κεχρῆσθαι Ζήνωνα τοῖς ὀνόμασιν˙ ἐγνωκέναι γάρ φησι δεῖν τὸν ἄρχοντα περὶ ἀγαθῶν καὶ κακῶν, μηδένα δὲ τῶν φαύλων ἐπίσταυς, τῷ ἀπεριπτώτους εἶναι ἁμαρτήματι.

[122] Vi è ancora un'altra schiavitù che consiste nella subordinazione e una terza che consiste nell'essere proprietà altrui e nella subordinazione, a cui si contrappone la signoria, che è anch'essa riprovevole.
I sapienti non sono soltanto liberi, ma sono anche re, perché il regnare è un dominio non soggetto a rendiconti, che può sussistere solo se è retto dai sapienti: questa è la tesi che Crisippo sostiene nell'opera Sulla proprietà dei termini adottati da Zenone. Infatti egli sostiene σθαι ταῦτα. ὁμοίως δὲ καὶ ἀρχικοὺς δικαστικούς τε καὶ ῥητορικοὺς μόνους εἶναι, τῶν δὲ φαύλων οὐδένα. ἔτι καὶ ἀναμαρτήτοche il capo deve avere una chiara scienza del bene e del male, e che nessun uomo cattivo possiede questa scienza. Egualmente solo i sapienti sono in grado di governare, di amministrare la giustizia e di esercitare l'oratoria, ma degli uomini cattivi nessuno. Inoltre i sapienti sono infallibili, perché non sono corrivi all'errore.