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| [124] Εὔξεταί τε, φασίν, ὁ σοφός, αἰτούμενος τὰ ἀγαθὰ παρὰ τῶν θεῶν, καθά φησι Ποσειδώνιος ἐν τῷ πρώτῳ Περὶ καθηκόντων καὶ Ἑκάτων ἐν τρίτῳ Περὶ παραδόξων. λέγουσι δὲ καὶ τὴν φιλίαν ἐν μόνοις τοῖς σπουδαίοις εἶναι, διὰ τὴν ὁμοιότητα˙ φασὶ δ' αὐτὴν κοινωνίαν τινὰ εἶναι τῶν κατὰ τὸν βίον, χρωμένων ἡμῶν τοῖς φίλοις ὡς ἑαυτοῖς. δι' αὑτόν θ' αἱρετὸν τὸν φίλον ἀποφαίνονται καὶ τὴν πολυφιλίαν ἀγαθόν. ἔν τε τοῖς φαύλοις μὴ εἶναι φιλίαν μηδενί τε τῶν φαύλων φίλον εἶναι. πάντας τε τοὺς ἄφρονας μαίνεσθαι˙ οὐ γὰρ φρονίμους εἶναι, ἀλλὰ κατὰ τὴν ἴσην τῇ ἀφροσύνῃ μανίαν πάντα πράττειν. | [124] Posidonio nel primo libro Dei doveri ed Ecatone nel terzo Dei paradossi dicono che il sapiente pregherà e chiederà i beni agli dèi. Secondo gli Stoici, l'amicizia esiste solo tra gli uomini virtuosi, perché sono simili tra di loro. Definiscono l'amicizia una certa comunanza di tutto ciò che appartiene alla vita, in quanto noi trattiamo gli amici come noi stessi. Essi affermano che l'amico è degno di essere scelto per se stesso e che è un bene avere molti amici. Non può sussistere amicizia tra i cattivi e nessun uomo cattivo ha un amico. Tutti gli stolti sono pazzi: infatti non sono prudenti, ma agiscono in ogni circostanza con follia, che è l'equivalente della stoltezza. |