[126] τὸν γὰρ ἐνάρετον θεωρητικόν τ' εἶναι καὶ πρακτικὸν τῶν ποιητέων. τὰ δὲ ποιητέα καὶ αἱρετέα ἐστὶ καὶ ὑπομενητέα καὶ ἐμμενετέα καὶ ἀπονεμητέα, ὥστ' εἰ τὰ μὲν αἱρετικῶς ποιεῖ, τὰ δ' ὑπομενητικῶς, τὰ δ' ἀπονεμητικῶς, τὰ δ' ἐμμενητικῶς, φρόνιμός τ' ἐστὶ καὶ ἀνδρεῖος καὶ δίκαιος καὶ σώφρων. κεφαλαιοῦσθαί θ' ἑκάστην τῶν ἀρετῶν περί τι ἴδιον κεφάλαιον, οἷον τὴν ἀνδρείαν περὶ τὰ ὑπομενητέα, τὴν φρόνησιν περὶ τὰ ποιητέα καὶ μὴ καὶ οὐδέτερα˙



ὁμοίως τε καὶ τὰς ἄλλας περὶ τὰ οἰκεῖα τρέπεσθαι. ἕπονται δὲ τῇ μὲν φρονήσει εὐβουλία καὶ σύνεσις, τῇ δὲ σωφροσύνῃ εὐταξία καὶ κοσμιότης, τῇ δὲ δικαιοσύνῃ ἰσότης καὶ εὐγνωμοσύνη, τῇ δὲ ἀνδρείᾳ ἀπαραλλαξία καὶ εὐτονία.

[126] Il virtuoso non ha solo una formazione teoretica, ma sa anche tradurre in pratica le sue convinzioni dottrinali. La sua azione si articola con un senso preciso della dignità della scelta, della risoluta e ferma fedeltà alla dottrina e infine della rigorosa imparzialità, così che colui che realizza partitamente questi criteri è, al tempo stesso, prudente, coraggioso, giusto e moderato. Ogni virtù infatti costituisce un principio-base che guida alla realizzazione di un cómpito particolare. Così il coraggio riguarda ciò che deve essere difeso ad oltranza, la prudenza riguarda le azioni da compiere e le azioni da non compiere e le azioni che non devono essere né compiute né neglette. Così analogamente ogni virtù ha il suo àmbito specifico. Alla prudenza sono subordinati il buon consiglio e l'intelligenza, alla moderazione l'amore dell'ordine e la disciplina, alla giustizia l'equità e la probità, al coraggio l'incrollabilità e la tensione.