[64] καὶ μὴν καὶ ὅτι ἔχει ἡ ψυχὴ τῆς αἰσθήσεως τὴν πλείστην αἰτίαν δεῖ κατέχειν˙ οὐ μὴν εἰλήφει ἂν ταύτην, εἰ μὴ ὑπὸ τοῦ λοιποῦ ἀθροίσματος ἐστεγάζετό πως. τὸ δὲ λοιπὸν ἄθροισμα παρασκευάσαν ἐκείνῃ τὴν αἰτίαν ταύτην μετείληφε καὶ αὐτὸ τοιούτου συμπτώματος παρ' ἐκείνης, οὐ μέντοι πάντων ὧν ἐκείνη κέκτηται˙



διὸ ἀπαλλαγείσης τῆς ψυχῆς οὐκ ἔχει τὴν αἴσθησιν. οὐ γὰρ αὐτὸ ἐν ἑαυτῷ ταύτην ἐκέκτητο τὴν δύναμιν, ἀλλ' ἕτερον ἅμα συγγεγενημένον αὐτῷ παρεσκεύαζεν, ὃ διὰ τῆς συντελεσθείσης περὶ αὐτὸ δυνάμεως κατὰ τὴν κίνησιν σύμπτωμα αἰσθητικὸν εὐθὺς ἀποτελοῦν ἑαυτῷ ἀπεδίδου κατὰ τὴν ὁμούρησιν καὶ συμπάθειαν καὶ ἐκείνῳ, καθάπερ εἶπον.

[64] Bisogna in ogni modo tener ben fermo che il ruolo più importante nella sensazione è svolto dall'anima: né l'anima avrebbe mai avuto la facoltà della sensazione, se essa non fosse in certo modo contenuta o protetta dal resto dell'organismo. Ma tutto il rimanente organismo, in quanto fornisce all'anima la causa prima della sensazione, partecipa anch'esso di tale proprietà che attinge dall'anima, non però di tutte le facoltà che l'anima possiede. Perciò l'organismo, con la perdita dell'anima, perde anche la facoltà di sentire. Infatti esso non possedeva in se stesso tale facoltà, ma gliela forniva qualcosa d'altro, ad esso congenitamente affine, cioè l'anima, che con la realizzazione della sua potenzialità determinata dal movimento, sùbito produce per sé la qualità o proprietà della sensazione e ne rende partecipe l'organismo, a cui, come già accennai, è legata da uno stretto rapporto di vicinanza e di consenso.