[65] Διὸ δὴ καὶ ἐνυπάρχουσα ἡ ψυχὴ οὐδέποτε ἄλλου τινὸς μέρους ἀπηλλαγμένου ἀναισθητεῖ˙ ἀλλ' ἃ ἂν καὶ ταύτης ξυναπόληται τοῦ στεγάζοντος λυθέντος εἶθ' ὅλου εἴτε καὶ μέρους τινός, ἐάνπερ διαμένῃ, ἕξει τὴν αἴσθησιν.


τὸ δὲ λοιπὸν ἄθροισμα διαμένον καὶ ὅλον καὶ κατὰ μέρος οὐκ ἔχει τὴν αἴσθησιν ἐκείνου ἀπηλλαγμένου, ὅσον ποτέ ἐστι τὸ συντεῖνον τῶν ἀτόμων πλῆθος εἰς τὴν τῆς ψυχῆς φύσιν. καὶ μὴν καὶ διαλυομένου τοῦ ὅλου ἀθροίσματος ἡ ψυχὴ διασπείρεται καὶ οὐκέτι ἔχει τὰς αὐτὰς δυνάμεις οὐδὲ κινεῖται, ὥστε οὐδ' αἴσθησιν κέκτηται.

[65] Perciò l'anima finché rimane nell'organismo mai perderà la facoltà di sentire, anche con la perdita di qualche parte dell'organismo. E se anche l'anima dovesse perdere qualche sua parte, nella dissoluzione totale o parziale di ciò che la contiene, finché essa permanga e continui a sopravvivere, non perderà mai la facoltà della sensazione. Il rimanente organismo invece, pur continuando a permanere totalmente o parzialmente, non ha più sensazione, quando se ne sia dipartito quel qualsiasi, pur piccolo, numero di atomi necessario a costituire la natura dell'anima. E inoltre quando l'intero organismo si dissolve, l'anima si disperde e non ha più le medesime facoltà né più è mobile, né più possiede la facoltà di sentire.