[69] οὔθ' ὡς μόρια τούτου ἀλλ' ὡς τὸ ὅλον σῶμα καθόλου μὲν ἐκ τούτων πάντων τὴν ἑαυτοῦ φύσιν ἔχον ἀίδιον, οὐχ οἷον δὲ εἶναι συμπεφορημένον - ὥσπερ ὅταν ἐξ αὐτῶν τῶν ὄγκων μεῖζον ἄθροισμα συστῇ ἤτοι τῶν πρώτων ἢ τῶν τοῦ ὅλου μεγεθῶν τοῦδέ τινος ἐλαττόνων, - ἀλλὰ μόνον, ὡς λέγω, ἐκ τούτων ἁπάντων τὴν ἑαυτοῦ φύσιν ἔχον ἀίδιον.


καὶ ἐπιβολὰς μὲν ἔχοντα ἰδίας πάντα ταῦτά ἐστι καὶ διαλήψεις, συμπαρακολουθοῦντος δὲ τοῦ ἀθρόου καὶ οὐθαμῇ ἀποσχιζομένου, ἀλλὰ κατὰ τὴν ἀθρόαν ἔννοιαν τοῦ σώματος κατηγορίαν εἰληφότος.

[69] né come parti di esso, bisogna bensì credere che tutt'intero il corpo deriva la sua propria natura permanente da tutte queste qualità senza però esserne un ammasso - come quando dalle stesse particelle proprie si forma un aggregato maggiore sia che siano grandezze primarie o grandezze inferiori al tutto qualunque esso sia - ma ripeto che bisogna semplicemente credere che il corpo deriva da tutte queste qualità la sua propria natura permanente. E tutte queste qualità sono in modo del tutto proprio colte intuitivamente e distintamente, sempre però in connessione col complesso del corpo da cui sono inseparabili. E il corpo acquisisce i suoi predicati solo se è concepito nella visione della sua integrale sostanza.