[72] Καὶ μὴν καὶ τόδε γε δεῖ προσκατανοῆσαι σφοδρῶς˙ τὸν γὰρ δὴ χρόνον οὐ ζητητέον ὥσπερ καὶ τὰ λοιπά, ὅσα ἐν ὑποκειμένῳ ζητοῦμεν ἀνάγοντες ἐπὶ τὰς βλεπομένας παρ' ἡμῖν αὐτοῖς προλήψεις, ἀλλ' αὐτὸ τὸ ἐνάργημα, καθ' ὃ τὸν πολὺν ἢ ὀλίγον χρόνον ἀναφωνοῦμεν, συγγενικῶς τοῦτο περιφέροντες, ἀναλογιστέον.



καὶ οὔτε διαλέκτους ὡς βελτίους μεταληπτέον, ἀλλ' αὐταῖς ταῖς ὑπαρχούσαις κατ' αὐτοῦ χρηστέον, οὔτε ἄλλο τι κατ' αὐτοῦ κατηγορητέον ὡς τὴν αὐτὴν οὐσίαν ἔχοντος τῷ ἰδιώματι τούτῳ - καὶ γὰρ τοῦτο ποιοῦσί τινες -, ἀλλὰ μόνον ᾧ συμπλέκομεν τὸ ἴδιον τοῦτο καὶ παραμετροῦμεν, μάλιστα ἐπιλογιστέον.

[72] Ma v'è ancora un altro punto da considerare intensamente. La indagine sul tempo non dev'essere condotta nello stesso modo di tutte le rimanenti proprietà che ricerchiamo in un soggetto, riferendoci cioè alle prolessi (o prenozioni o anticipazioni) che noi contempliamo in noi stessi, bensì bisogna considerare il tempo in analogia all'evidenza immediata, quale risulta dalle nostre espressioni 'molto tempo', 'poco tempo', in quanto la lunghezza e la brevità appartengono allo stesso concetto di tempo. Né bisogna ricorrere ad altre designazioni presumibilmente migliori, ma bisogna adottare le espressioni che di solito lo designano. Né dobbiamo attribuire al tempo qualche altro predicato e adottare quindi un altro termine come se avesse la stessa essenza contenuta nel particolare termine 'tempo' - perché anche questo fa qualcuno - ma semplicemente dobbiamo soprattutto riflettere che cosa sia ciò a cui connettiamo questo particolare carattere e con cui lo misuriamo.