[73] καὶ γὰρ τοῦτο οὐκ ἀποδείξεως προσδεῖται ἀλλ' ἐπιλογισμοῦ, ὅτι ταῖς ἡμέραις καὶ ταῖς νυξὶ συμπλέκομεν καὶ τοῖς τούτων μέρεσιν, ὡσαύτως δὲ καὶ τοῖς πάθεσι καὶ ταῖς ἀπαθείαις, καὶ κινήσεσι καὶ στάσεσιν, ἴδιόν τι σύμπτωμα περὶ ταῦτα πάλιν αὐτὸ τοῦτο ἐννοοῦντες, καθ' ὃ χρόνον ὀνομάζομεν. [φησὶ δὲ (fg. 26=79 Us.) τοῦτο καὶ ἐν τῇ δευτέρᾳ Περὶ φύσεως καὶ ἐν τῇ Μεγάλῃ ἐπιτομῇ.]


Ἐπί τε τοῖς προειρημένοις τοὺς κόσμους δεῖ καὶ πᾶσαν σύγκρισιν πεπερασμένην τὸ ὁμοειδὲς τοῖς θεωρουμένοις πυκνῶς ἔχουσαν νομίζειν γεγονέναι ἀπὸ τοῦ ἀπείρου, πάντων τούτων ἐκ συστροφῶν ἰδίων ἀποκεκριμένων καὶ μειζόνων καὶ ἐλαττόνων˙ καὶ πάλιν διαλύεσθαι πάντα, τὰ μὲν θᾶττον, τὰ δὲ βραδύτερον, καὶ τὰ μὲν ὑπὸ τῶν τοιῶνδε, τὰ δὲ ὑπὸ τῶν τοιῶνδε τοῦτο πάσχοντα.
[δῆλον (fg. 348 Us.) οὖν ὡς καὶ φθαρτούς φησι τοὺς κόσμους, μεταβαλλόντων τῶν μερῶν. καὶ ἐν ἄλλοις τὴν γῆν τῷ ἀέρι ἐποχεῖσθαι.]

[73] E ciò non ha bisogno di ulteriore dimostrazione, ma basta riflettere che noi connettiamo il tempo ai giorni e alle notti e alle loro parti, e così pure ai turbamenti o all'impassibilità dell'animo e agli stati di movimento e di quiete, e in quanto diciamo tempo lo pensiamo appunto come un particolare accidente di questi accidenti. [Dice questo anche nel secondo libro Della natura e nel Grande Compendio.]
Oltre quanto già è stato detto, bisogna considerare anche che i mondi e ogni composto finito, che ha un'accentuata simiglianza con le cose che frequentemente vediamo 66* sono nati dall'infinito, in quanto tutti questi composti si sono separati da particolari agglomerati di atomi e maggiori e minori e tutti di nuovo si dissolvono alcuni più velocemente, altri più lentamente e subiscono questo processo di dissoluzione alcuni per una causa, altri per un'altra. [È chiaro dunque che egli afferma anche che i mondi sono corruttibili, perché mutano le loro parti. Altrove dice che la terra è sostenuta dall'aria.]