[75] Ἀλλὰ μὴν ὑποληπτέον καὶ τὴν φύσιν πολλὰ καὶ παντοῖα ὑπὸ αὐτῶν τῶν πραγμάτων διδαχθῆναί τε καὶ ἀναγκασθῆναι˙ τὸν δὲ λογισμὸν τὰ ὑπὸ ταύτης παρεγγυηθέντα ὕστερον ἐπακριβοῦν καὶ προσεξευρίσκειν ἐν μὲν τισὶ θᾶττον, ἐν δὲ τισὶ βραδύτερον καὶ ἐν μὲν τισὶ περιόδοις καὶ χρόνοις 〈μείζους λαμβάνειν ἐπιδόσεις〉, ἐν δὲ τισὶ καὶ ἐλάττους.

Ὅθεν καὶ τὰ ὀνόματα ἐξ ἀρχῆς μὴ θέσει γενέσθαι, ἀλλ' αὐτὰς τὰς φύσεις τῶν ἀνθρώπων καθ' ἕκαστα ἔθνη ἴδια πάσχουσας πάθη καὶ ἴδια λαμβανούσας φαντάσματα ἰδίως τὸν ἀέρα ἐκπέμπειν στελλόμενον ὑφ' ἑκάστων τῶν παθῶν καὶ τῶν φαντασμάτων, ὡς ἄν ποτε καὶ ἡ παρὰ τοὺς τόπους τῶν ἐθνῶν διαφορὰ ᾖ˙

[75] Bisogna anche supporre che la natura molti e diversi insegnamenti trasse dalle cose stesse e da queste fu costretta; successivamente il raziocinio sviluppa con maggiore impegno ciò che gli è affidato dalla natura ed aggiunge invenzioni in alcuni campi più velocemente, in altri più lentamente ed in alcuni periodi e tempi compie progressi maggiori, in altri progressi minori.
Perciò anche i nomi delle cose originariamente non furono posti per convenzione, ma a crearli fu la natura stessa degli uomini che, a seconda delle stirpi, provando particolari emozioni e ricevendo particolari percezioni, in modo altrettanto particolare emettevano l'aria improntata dal singolo stato d'animo e dalla particolare percezione. Sulla particolarità delle voci emesse influì la diversità delle stirpi proporzionata alla diversità dei luoghi.