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[78] Καὶ μὴν καὶ τὸ τὴν ὑπὲρ τῶν κυριωτάτων αἰτίαν ἐξακριβῶσαι φυσιολογίας ἔργον εἶναι δεῖ νομίζειν, καὶ τὸ μακάριον ἐν τῇ περὶ μετεώρων γνώσει ἐνταῦθα πεπτωκέναι καὶ ἐν τῷ τίνες φύσεις αἱ θεωρούμεναι κατὰ τὰ μετέωρα ταυτί, καὶ ὅσα συγγενῆ πρὸς τὴν εἰς τοῦτο ἀκρίβειαν.

Ἔτι τε οὐ τὸ πλεοναχῶς ἐν τοῖς τοιούτοις εἶναι καὶ τὸ ἐνδεχόμενον καὶ ἄλλως πως ἔχειν, ἀλλ' ἁπλῶς μὴ εἶναι ἐν ἀφθάρτῳ καὶ μακαρίᾳ φύσει τῶν διάκρισιν ὑποβαλλόντων ἢ τάραχον μηθέν˙
καὶ τοῦτο καταλαβεῖν τῇ διανοίᾳ ἔστιν ἁπλῶς εἶναι.

[78] Dobbiamo anche credere che cómpito dell'indagine naturalistica sia l'esatta determinazione della causa dei fenomeni principali e che in questo risiede la felicità oltre che nel conoscere quale sia la reale natura dei corpi che vediamo nei cieli e nell'acquisizione di cognizioni affini che contribuiscono alla compiuta esattezza dell'indagine, che è indispensabile appunto per la felicità.
Inoltre dobbiamo anche credere che in tali questioni non vale ammettere la pluralità delle cause e la possibilità di diverse spiegazioni, piuttosto bisogna semplicemente ammettere che nulla che possa provocare contesa o turbamento è compatibile con una natura immortale e beata.
L'assolutezza di questa verità può essere colta dal pensiero.