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| [162] Παραβαλὼν δὲ Πολέμωνι, φησὶ Διοκλῆς ὁ Μάγνης, μετέθετο, Ζήνωνος ἀρρωστίᾳ μακρᾷ περιπεσόντος. μάλιστα δὲ προσεῖχε Στωικῶν δογμάτων τῷ τὸν σοφὸν ἀδόξαστον εἶναι. πρὸς ὃ Περσαῖος ἐναντιούμενος διδύμων ἀδελφῶν τὸν ἕτερον ἐποίησεν αὐτῷ παρακαταθήκην δοῦναι, ἔπειτα τὸν ἕτερον ἀπολαβεῖν˙ καὶ οὕτως ἀπορούμενον διήλεγξεν. ἀπετείνετο δὲ πρὸς Ἀρκεσίλαον˙ ὅτε θεασάμενος ταῦρον τερατώδη μήτραν ἔχοντα, "οἴμοι," ἔφη, "δέδοται Ἀρκεσιλάῳ ἐπιχείρημα κατὰ τῆς ἐναργείας." | [162] Dopo l'incontro con Polemone - come narra Diocle di Magnesia - mentre Zenone versava in una lunga malattia, subì un mutamento di pensiero. Della dottrina stoica aderiva specialmente al principio, secondo cui il sapiente non si affida alle opinioni. 183* Gli si oppose Perseo con questo espediente: di due fratelli gemelli mandò l'uno a depositare presso Aristone una certa somma, poi mandò l'altro a ritirarla: Aristone così rimase perplesso e fu confutato da Perseo. Era solito polemizzare con Arcesilao: una volta vide un toro mostruoso con l'utero ed esclamò: «Ahimè! Ora Arcesilao ha un argomento contro l'evidenza». |