[169] ἀποδεξαμένους δ' αὐτὸν τοὺς Ἀρεοπαγίτας ψηφίσασθαι δέκα μνᾶς δοθῆναι, Ζήνωνα δὲ κωλῦσαι λαβεῖν. φασὶ δὲ καὶ Ἀντίγονον αὐτῷ τρισχιλίας δοῦναι. ἡγούμενόν τε τῶν ἐφήβων ἐπί τινα θέαν ὑπ' ἀνέμου παραγυμνωθῆναι καὶ ὀφθῆναι ἀχίτωνα˙ ἐφ' ᾧ κρότῳ τιμηθῆναι ὑπ' Ἀθηναίων, καθά φησι Δημήτριος ὁ Μάγνης ἐν τοῖς Ὁμωνύμοις. ἐθαυμάσθη δὴ οὖν καὶ διὰ τόδε. φασὶ δὲ καὶ Ἀντίγονον αὐτοῦ πυθέσθαι ὄντα ἀκροατήν, διὰ τί ἀντλεῖ˙ τὸν δ' εἰπεῖν, "ἀντλῶ γὰρ μόνον; τί δ'; οὐχὶ σκάπτω; τί δ'; οὐκ ἄρδω καὶ πάντα ποιῶ φιλοσοφίας ἕνεκα;"


καὶ γὰρ ὁ Ζήνων αὐτὸν συνεγύμναζεν εἰς τοῦτο καὶ ἐκέλευεν ὀβολὸν φέρειν ἀποφορᾶς.

[169] Gli Areopagiti, in segno di riconoscimento, decretarono che gli si dessero dieci mine; Zenone gli proibì di accettarle. Si dice anche che Antigono gli abbia dato tremila dracme. Guidando una schiera di efebi ad uno spettacolo, una zaffata di vento sollevò il suo mantello ed egli apparve nudo, senza tunica (ἀχίτωνα). Per questo fu applaudito dagli Ateniesi, come racconta Demetrio di Magnesia negli Omonimi. E fu ammirato anche per questo. Si dice anche che Antigono che udiva le sue lezioni gli chiese perché mai attingesse acqua, e Cleante: «Forse attingo acqua soltanto? Forse non zappo anche? Forse non irrigo gli orti e non faccio tutto questo per amore della filosofia?»
Anzi Zenone voleva che egli facesse questo lavoro sistematicamente e gli prescrisse di consegnargli un obolo dalle sue entrate. 198*