[171] καί ποτ' ὀνειδιζόμενος ὡς δειλός, "διὰ τοῦτο," εἶπεν, "ὀλίγα ἁμαρτάνω." προκρίνων δὲ τὸν ἑαυτοῦ βίον τοῦ τῶν πλουσίων ἔλεγεν, ἐν ᾧ σφαιρίζουσιν ἐκεῖνοι τὴν σκληρὰν καὶ ἄκαρπον αὐτὸς ἐργάζεσθαι σκάπτων. πολλάκις δὲ καὶ ἑαυτῷ ἐπέπληττεν˙ ὧν ἀκούσας Ἀρίστων, "τίνι," ἔφη, "ἐπιπλήττεις;" καὶ ὃς γελάσας, "πρεσβύτῃ," φησί, "πολιὰς μὲν ἔχοντι, νοῦν δὲ μή."
εἰπόντος δέ τινος Ἀρκεσίλαον μὴ ποιεῖν τὰ δέοντα, "παῦσαι," ἔφη, "καὶ μὴ ψέγε˙ εἰ γὰρ καὶ λόγῳ τὸ καθῆκον ἀναιρεῖ, τοῖς γοῦν ἔργοις αὐτὸ τιθεῖ."
καὶ ὁ Ἀρκεσίλαος, "οὐ κολακεύομαι," φησί. πρὸς ὃν ὁ Κλεάνθης, "ναί," ἔφη, "σὲ κολακεύω φάμενος ἄλλα μὲν λέγειν, ἕτερα δὲ ποιεῖν."
[171] A chi gli rimproverava la sua viltà, rispondeva: «Perciò sbaglio poco». Giudicava la sua vita superiore a quella dei ricchi, dicendo: «Quelli giocano a palla, io con la zappa dissodo la terra dura e infruttuosa». Era solito rimproverarsi da solo. Ad Aristone che una volta lo sentì e gli chiese: «Chi è che rimproveri?», egli ridendo rispose: «Un vecchio, che ha molti capelli bianchi, ma è senza intelletto».
Dicendogli un tale che Arcesilao trascurava i doveri, replicò: «Smettila! Non censurarlo: se con le sue parole elimina il dovere, coi fatti ne dimostra la validità».

E Arcesilao: «Sono inespugnabile all'adulazione». E a lui Cleante: «È vero. La mia adulazione consiste nel dirti che la tua teoria non s'accorda con la pratica».