[176] Καὶ τελευτᾷ τόνδε τὸν τρόπον˙ διῴδησεν αὐτῷ τὸ οὖλον˙ ἀπαγορευσάντων δὲ τῶν ἰατρῶν, δύο ἡμέρας ἀπέσχετο τροφῆς. καί πως ἔσχε καλῶς ὥστε τοὺς ἰατροὺς αὐτῷ πάντα τὰ συνήθη συγχωρεῖν˙ τὸν δὲ μὴ ἀνασχέσθαι, ἀλλ' εἰπόντα ἤδη αὐτῷ προωδοποιῆσθαι καὶ τὰς λοιπὰς ἀποσχόμενον τελευτῆσαι ταὐτὰ Ζήνωνι, καθά φασί τινες, ἔτη βιώσαντα καὶ ἀκούσαντα Ζήνωνος ἔτη ἐννεακαίδεκα.
Ἐπαίξαμεν δὴ καὶ ἡμεῖς πρὸς αὐτὸν οὕτως˙
(App. Anth. V. 36)

Αἰνῶ Κλεάνθην, ἀλλὰ μᾶλλον Ἀΐδην˙
ἰδὼν γὰρ αὐτὸν πρέσβυν οὐκ ἠνέσχετο
τὸ μὴ οὐ τὸ λοιπὸν ἄνεσιν ἐν φθιτοῖς ἔχειν
τοσοῦτον ἀντλήσαντα τοῦ βίου χρόνον.

[176] La sua morte fu la seguente. Ebbe un'infiammazione alle gengive. Su prescrizione dei medici, per due giorni si astenne dal cibo. Quando fu guarito, i medici gli consentirono di riprendere la dieta abituale, ma egli non volle, e continuò a rimanere digiuno. Egli disse che ormai era lunga la via che aveva percorsa, e nei rimanenti giorni non toccò cibo. Morì alla stessa età di Zenone, come tramandano alcuni; per diciannove anni era stato discepolo di Zenone.
L'epigramma che gli abbiamo dedicato suona così: 208*

Lodo Cleante, ma ancor più Ade io lodo. Ché non ebbe più animo di vederlo così vecchio e alla fine volle che almeno tra i morti avesse quiete quell'uomo che aveva attinto acqua per tanto tempo della vita.