[89 ] Ἔστι δ' αὐτῷ καὶ μεσότης τις ὁμιλητικὴ φιλοσόφων τε καὶ στρατηγικῶν καὶ πολιτικῶν ἀνδρῶν πρὸς ἀλλήλους διαλεγομένων. ἀλλὰ καὶ γεωμετρικά ἐστιν αὐτοῦ καὶ διαλεκτικά. ἄλλως τ' ἐν ἅπασι ποικίλος τε καὶ διηρμένος τὴν λέξιν ἐστὶ καὶ ψυχαγωγεῖν ἱκανῶς δυνάμενος.

Δοκεῖ δὲ καὶ τὴν πατρίδα τυραννουμένην ἐλευθερῶσαι, τὸν μόναρχον κτείνας, ὥς φησι Δημήτριος ὁ Μάγνης ἐν Ὁμωνύμοις (FHG IV. 382) ὃς καὶ τοιόνδε ἱστορεῖ περὶ αὐτοῦ˙ "θρέψαι αὐτὸν δράκοντα ἐκ νέου καὶ αὐξηθέντα, ἐπειδὴ τελευτᾶν ἔμελλε, κελεῦσαί τινι τῶν πιστῶν αὑτοῦ τὸ σῶμα κατακρύψαι, τὸν δὲ δράκοντα ἐπὶ τῆς κλίνης θεῖναι, ἵνα δόξειεν εἰς θεοὺς μεταβεβηκέναι. ἐγένετο δὲ πάντα.

[89] Ma Eraclide possiede anche uno stile intermedio, quello della conversazione che egli adotta quando pone a colloquio tra di loro filosofi, strateghi e uomini politici. Fu anche autore di opere sulla geometria e sulla dialettica. In ogni caso, tutte le sue opere mostrano uno stile vario, elevato, capace di avvincere il lettore.
Si crede che egli abbia liberato la patria dalla tirannide con l'uccisione del monarca
192* come attesta Demetrio di Magnesia negli Omonimi, il quale ci racconta di lui il seguente aneddoto. «Eraclide sin da giovine e in età matura aveva allevato un serpente. In punto di morte, ordinò a uno dei suoi fidi amici di nascondere il suo cadavere e di porre nel letto al suo posto il serpente, perché si credesse che egli se ne fosse andato tra gli dèi. Tutto fu eseguito puntualmente.