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[185] Ἔνιοι δέ φασι γέλωτι συσχεθέντα αὐτὸν τελευτῆσαι˙ ὄνου γὰρ τὰ σῦκα αὐτῷ φαγόντος, εἰπόντα τῇ γραΐ, "δίδου νῦν ἄκρατον ἐπιρροφῆσαι τῷ ὄνῳ," ὑπερκαγχάσαντα τελευτῆσαι.
Δοκεῖ δ' ὑπερόπτης τις γεγονέναι. τοσαῦτα γοῦν συγγράψας οὐδενὶ τῶν βασιλέων προσπεφώνηκεν. ἠρκεῖτό τε γραϊδίῳ μόνῳ, καθὰ καὶ Δημήτριος ἐν Ὁμωνύμοις φησί. Πτολεμαίου τε πρὸς Κλεάνθην ἐπιστείλαντος ἢ αὐτὸν ἐλθεῖν ἢ πέμψαι τινά, Σφαῖρος μὲν ἀπῆλθε, Χρύσιππος δὲ περιεῖδε. μεταπεμψάμενος δὲ τοὺς τῆς ἀδελφῆς υἱεῖς, Ἀριστοκρέοντα καὶ Φιλοκράτην, συνεκρότησε.

καὶ πρῶτος ἐθάρρησε σχολὴν ἔχειν ὕπαιθρον ἐν Λυκείῳ, καθάπερ καὶ ὁ προειρημένος Δημήτριος ἱστορεῖ.

[185] Secondo altri invece Crisippo morì in seguito ad una grossa risata: un asino aveva mangiato i suoi fichi ed egli ordinò alla sua vecchia domestica di dare a sorbire all'asino vino puro; scoppiò poi in una smodata risata e spirò.
A quel che sembra, Crisippo fu eccessivamente altero: infatti pur avendo scritto un sì grande numero di opere, non ne dedicò nessuna a nessun re. Come conferma anche Demetrio negli Omonimi, si contentava d'una sola vecchietta. E quando Tolemeo scrisse a Cleante, pregandolo di venire personalmente o di mandargli qualcuno a corte, Sfero ²²⁶* si recò da lui, ma Crisippo non volle saperne. Invece fece venire presso di sé i figli della sorella, Aristocreonte e Filocrate, e li educò.
Come narra il predetto Demetrio, Crisippo per primo ebbe il coraggio di tenere lezione all'aria aperta, nel Liceo.