[97] τοῦτο δὲ καὶ Διογένης ὁ Ἐπικούρειος ἐν τῇ α´ τῶν Ἐπιλέκτων.]

Ἔτι τε τάξις περιόδου, καθάπερ ἔνια καὶ παρ' ἡμῖν τῶν τυχόντων γίνεται, λαμβανέσθω˙ καὶ ἡ θεία φύσις πρὸς ταῦτα μηδαμῇ προσαγέσθω, ἀλλ' ἀλειτούργητος διατηρείσθω καὶ ἐν τῇ πάσῃ μακαριότητι˙



ὡς εἰ τοῦτο μὴ πραχθήσεται, ἅπασα ἡ περὶ τῶν μετεώρων αἰτιολογία ματαία ἔσται, καθάπερ τισὶν ἤδη ἐγένετο οὐ δυνατοῦ τρόπου ἐφαψαμένοις, εἰς δὲ τὸ μάταιον ἐκπεσοῦσι τῷ καθ' ἕνα τρόπον μόνον οἴεσθαι γίνεσθαι τοὺς δ' ἄλλους πάντας τοὺς κατὰ τὸ ἐνδεχόμενον ἐκβάλλειν εἴς τε τὸ ἀδιανόητον φερομένους καὶ τὰ φαινόμενα ἃ δεῖ σημεῖα ἀποδέχεσθαι μὴ δυναμένους συνθεωρεῖν.

[97] Questo è anche riferito da Diogene (di Tarso) l'Epicureo nel primo libro degli Epilecta o Lezioni scelte.]
Inoltre anche la regolarità dei moti di rivoluzione degli astri deve essere intesa nello stesso modo in cui avvengono alcuni comuni fenomeni terrestri; e in nessun caso dev'essere addotta per una spiegazione del genere la natura divina, che invece deve essere conservata libera da ogni cómpito e in perfetta beatitudine. Ché se questo non sarà fatto, tutta l'indagine sulle cause dei fenomeni celesti risulterà vana. E questo già accadde ad alcuni che non si attennero al metodo della possibilità e caddero nel vaniloquio perché opinarono che tutti i fenomeni si verificano in un modo solo e rigettarono tutte le altre possibilità. E si lasciarono così trascinare nel campo dell'inintelligibile e non seppero considerare nel loro insieme i fenomeni né dalla loro osservazione trarre gl'indizi necessari per l'interpretazione dei fenomeni celesti.