[116] οὐδὲ γὰρ ἂν εἰς τὸ τυχὸν ζῷον, κἂν εἰ μικρὸν χαριέστερον εἴη, τοιαύτη μωρία ἐμπέσοι, μὴ ὅτι εἰς παντελῆ εὐδαιμονίαν κεκτημένον.

Ταῦτα δὴ πάντα, Πυθόκλεις, μνημόνευσον˙ κατὰ πολύ τε γὰρ τοῦ μύθου ἐκβήσῃ καὶ τὰ ὁμογενῆ τούτοις συνορᾶν δυνήσῃ˙ μάλιστα δὲ σεαυτὸν ἀπόδος εἰς τὴν τῶν ἀρχῶν καὶ ἀπειρίας καὶ τῶν συγγενῶν τούτοις θεωρίαν, ἔτι δὲ κριτηρίων καὶ παθῶν καὶ οὗ ἕνεκεν ταῦτα ἐκλογιζόμεθα˙ ταῦτα γὰρ μάλιστα συνθεωρούμενα ῥᾳδίως τὰς περὶ τῶν κατὰ μέρος αἰτίας συνορᾶν ποιήσει. οἱ δὲ ταῦτα μὴ καταγαπήσαντες ᾗ μάλιστα οὔτ' ἂν αὐτὰ ταῦτα καλῶς συνθεωρήσαιεν οὔτε οὗ ἕνεκεν δεῖ θεωρεῖν ταῦτα περιεποιήσαντο."

[116] Una tale follia non capiterebbe neppure ad un comune essere vivente anche se poco dotato, tanto meno può capitare perciò a chi possiede la perfetta felicità.
Tutti questi precetti, o Pitocle, fissa nel ricordo. E così in molti casi ti libererai dalla mitologia e potrai comprendere altri precetti simili a questi. Ma soprattutto dèdicati allo studio dei principi originari dell'universo, dell'infinito e degli argomenti affini, e inoltre dei criteri di verità e dei sentimenti e del fine per cui noi li eleggiamo a nostra guida. E specialmente la considerazione complessiva di questa dottrina ti consentirà facilmente di comprendere le cause dei fenomeni particolari. Ma coloro che non amano con tutta la possibile intensità questo studio non potranno né correttamente intendere questa stessa materia né acquisire il fine cui tende tale studio.